Le linee programmatiche del Ministro Patuanelli
Mercoledì, 09 Ottobre 2019
Linee programmatiche in materia di comunicazioni
Il Ministro Patuanelli ha presentato oggi, in audizione alla Commissione Trasporti della Camera, le linee programmatiche in materia di comunicazioni.
Intervento del Ministro
“Buongiorno a tutti,
ringrazio il Presidente Morelli per il cortese invito che mi dà l’opportunità di illustrare, in questo mio esordio da Ministro innanzi ad una commissione parlamentare, le linee programmatiche del mio mandato ministeriale in un settore, come quello delle Telecomunicazioni e dell’innovazione digitale, strategico per l’economia nazionale e per il benessere sociale dei cittadini.
Viviamo un periodo di grandi cambiamenti determinati dallo sviluppo delle tecnologie digitali. Pressoché ogni ambito della vita economica e sociale del Paese è attraversato trasversalmente dal digitale e dalle nuove tecnologie e come Governo abbiamo la responsabilità di orientare questa trasformazione contribuendo a creare le condizioni affinché il nostro Paese possa credibilmente concorrere con i principali Paesi europei in questo settore strategico.
La Commissione Europea si appresta a varare un piano ambizioso di investimenti nel settore del digitale (Digital Europe Program 2021-2027) che saranno destinati al supercomputing, all’intelligenza artificiale, alla cybersecurity, al rafforzamento delle competenze e dei servizi digitali per i cittadini.
Come Paese abbiamo la responsabilità di farci trovare pronti ad intercettare le ingenti risorse finanziarie che saranno destinate dai programmi europei riempendo di contenuti la formula “smart nation” che è stata, da ultimo, evocata dal Presidente Giuseppe Conte nell’esporre il Programma di Governo per significare lo sforzo di tutto il Governo verso la trasformazione digitale del Paese, ormai non più procrastinabile.
Per conseguire questo ambizioso obiettivo occorre lavorare su due fronti: il rafforzamento di infrastrutture digitali solide, performanti e sicure e la creazione delle condizioni, anche di natura normativa e regolamentare, affinché le nostre imprese possano utilizzare e realizzare servizi e prodotti fondati su uno sfruttamento intensivo delle tecnologie digitali.
L’azione del Ministero che ho l’onore di guidare, motore propulsivo delle politiche per le telecomunicazioni ed il digitale nel Paese, sarà pertanto orientata ad infrastrutture e servizi dando continuità e linfa nuova ad alcuni grandi progetti avviati dai miei predecessori, penso al Piano BUL o ai programmi avviati sulle tecnologie emergenti (Intelligenza Artificiale, Blockchain, Internet delle Cose) e segnando momenti di discontinuità ed innovazione, mi riferisco, in particolare, alla mia intenzione di orientare l’utilizzo delle tecnologie digitali verso obiettivi di sostenibilità ambientale nella convinzione che il Green New Deal che è al centro delle politiche di questo Governo possa essere potentemente innervato dall’utilizzo del digitale.
Piano Banda Ultralarga – completamento dell’intervento nelle “aree bianche” e avvio della Fase II (aree grigie e voucher per la connettività)
È necessario accelerare la creazione di una infrastruttura digitale nazionale che assicuri al nostro Paese di raggiungere l’obiettivo europeo di una società digitale pienamente inclusiva.
Il percorso delineato dalla Commissione europea ha visto, peraltro, da ultimo, un innalzamento dell’asticella degli obiettivi di copertura della popolazione nazionale con le nuove tecnologie di telecomunicazione.
In questo contesto, la Strategia Nazionale per la Banda Ultralarga, punta a garantire entro il 2020 la copertura con reti ultraveloci ad almeno l’85% della popolazione italiana e a tutte le sedi/edifici pubblici, poli industriali, aree di interesse economico e concentrazione demografica, nonché delle principali località turistiche e degli snodi logistici.
Aree bianche
Il 3 aprile scorso la Commissione europea ha approvato definitivamente il “grande progetto nazionale banda ultra larga – Aree bianche” per un costo ammissibile pari a 941 milioni di euro.
L’intervento pubblico investe il territorio nazionale distinguendo tra:
- le aree cd. ‘bianche’, a fallimento di mercato, in cui sono assenti interventi di investimento di operatori privati;
- le aree cd. ‘grigie’ e ‘nere’ ovvero in concorrenza, ove sono già presenti una o più reti in banda ultra larga, al fine di conseguire, anche in tali aree, un importante salto di qualità per la realizzazione di reti in banda ultraveloce.
Il Piano pertanto si articola in due fasi. La prima riguarda l’attuazione di misure a sostegno dell’infrastrutturazione delle aree bianche. A seguire, nella seconda fase, verranno implementati gli strumenti a favore dello sviluppo di reti ultraveloci nelle aree nere e grigie del Paese.
La prima fase, conclusa per quanto attiene all’aggiudicazione delle opere da parte del soggetto attuatore Infratel Italia S.p.A. – società controllata al 100% da Invitalia S.p.A. e vigilata dal MISE – è attualmente in piena realizzazione da parte del concessionario Open Fiber S.p.A. che si è aggiudicata, come noto, le tre gare.
Il Piano ha registrato, tuttavia, alcuni rallentamenti nell’avanzamento dovuti ad una molteplicità di fattori quali il ritardo nella concessione di permessi e di autorizzazioni a livello locale e, quindi, nel passaggio alla progettazione esecutiva, ormai in uno stadio avanzato in tutti i territori.
Sotto questo aspetto, il Ministero sta compiendo un’incisiva opera di sensibilizzazione nei confronti delle autorità nazionali e locali coinvolte nei processi di autorizzazione, anche favorendo il dialogo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti.
Sono state, in particolare, adottate soluzioni per snellire i processi autorizzativi quali ad esempio la pianificazione delle Conferenze di Servizi ed è stato incoraggiato un comportamento proattivo del Concessionario nei confronti dei territori su cui deve intervenire.
Recenti misure di semplificazione per l’innovazione sono, inoltre, state previste (nel decreto-legge n. 135/2018 convertito nella legge n. 12 del 2019) per accelerare il rilascio delle autorizzazioni in particolare per le attività di scavo a basso impatto ambientale.
Secondo quanto dichiarato da Open Fiber S.p.A. attualmente, su un totale di 5554 Comuni coinvolti dal Piano “aree bianche” sono stati avviati 1663 cantieri, 273 cantieri sono stati completati mentre in 50 sono state avviate le procedure di collaudo.
È evidente che bisogna fare di più e meglio e, mi sento di dire, si deve trattare di uno sforzo corale da parte di tutti i livelli istituzionali coinvolti.
Bisogna far maturare la consapevolezza che si tratta di un piano strategico per il Paese e per recuperare il gap evidente con il quale ci confrontiamo è mia intenzione agire su tre piani distinti ma tra loro strettamente interconnessi. Anzitutto è miaintenzione avviare un programma speciale rivolto alle amministrazioni locali, in collaborazione con le Ministre Dadone e Pisano, per standardizzare e snellire, per quanto possibile, i processi autorizzatori. Bisogna poi semplificare, pur nelle strette maglie regolamentari esistenti, le procedure di collaudo da parte di Infratel Italia S.p.A. favorendo una collaborazione virtuosa con Open Fiber S.p.A. e guardando la procedura dalla prospettiva dei cittadini. Non è ammissibile che dopo aver “subito” i disagi dei cantieri i cittadini non possano utilizzare la fibra perché risulta non completata la fase di collaudo dei lavori!
Sotto questo e altri profili di rilievo per lo sviluppo delle reti sarà determinante l’opera del Ministero dello Sviluppo Economico nel recepimento del nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche da completare entro la fine del 2020.
Infine, ma solo all’esito di questo processo, bisogna aggiornare il Piano Banda Ultralarga per allinearlo agli obiettivi europei. Sotto questo profilo l’attività del Comitato Banda Ultralarga (COBUL) in via di ricostituzione sarà determinante.
Fase II progetto BUL
Il divario digitale del Paese appare ben evidente in base all’indice elaborato dalla Commissione Europea – il Digital Economy and Society Index (DESI) – secondo il quale l’attivazione degli abbonamenti a 100 Megabit per secondo in Italia si attesta all’ 8%, rispetto ad una media europea che sfiora il 20%, mentre la copertura delle reti ultra veloci risulta pari al 23,9%, rispetto ad una media europea del 59%.
Ogni anno Infratel Italia S.p.A. effettua, per conto del Ministero dello sviluppo economico, una consultazione tra gli operatori per verificarne le intenzioni di investimento e aggiornare la copertura del servizio a banda ultralarga nelle aree grigie e nere del Paese nei prossimi tre anni.
Secondo gli ultimi dati disponibili a giugno 2019 (per una base di indagine di un totale di 19,8 Milioni di indirizzi civici in 4.250 comuni italiani), gli indirizzi civici nelle c.d. aree grigie, ove non sono previsti investimenti dei privati in grado di garantire servizi oltre i 100 Megabit per secondo, rappresentano circa il 50% dei civici totali.
Tale fotografia mette in rilievo l’esistenza di un potenziale divario tecnologico tra le aree del Paese che potrebbero, in vista degli obiettivi 2020 e 2025 della Gigabit society, portare ad un rallentamento nel processo di ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche e di adozione di servizi di nuova generazione in Italia.
Anche facendo tesoro di questi dati, lo scorso 17 luglio 2019 il Comitato per la banda ultralarga (CoBUL) ha formalmente avviato la fase II della Strategia Nazionale.
È giunto il momento di accelerare anche su questo fronte che investe porzioni strategiche del territorio nazionale e intercetta la necessità di stimolare la domanda di servizi digitali.
Gli interventi della fase II saranno concentrati nel sostegno alla domanda per l’attivazione di servizi ultraveloci in tutte le aree del Paese e nella diffusione di infrastrutture a banda ultralarga nelle c.d. aree grigie a fallimento tecnologico.
Secondo quanto stimato dalla Società Infratel Italia S.p.A., il fabbisogno complessivo per intervenire nelle aree grigie del Paese installando infrastrutture al gigabit è pari a 5,1 miliardi di euro.
Le risorse oggi a disposizione, considerando sia i fondi Nazionali che i fondi Regionali ammontano a circa 3,3 miliardi di euro.
Si tratta di un progetto sfidante, superiore per complessità e risorse finanziare impiegate a quello attualmente in corso nelle aree bianche, che necessita della collaborazione e cooperazione di tutti gli attori coinvolti: Governo e Regioni in primis, e tutti i livelli istituzionali, nel solco di quanto fin qui fatto.
Oltre ad incentivare le infrastrutture, la fase II della Strategia Nazionale prevede anche misure di sostegno alla domanda di servizi ultraveloci nella forma di voucher, in analogia con quanto fatto già da altri paesi (quali Regno Unito e Grecia).
Si intende, pertanto, tenuto conto del fabbisogno complessivo del progetto e di eventuali risparmi sugli interventi nelle aree grigie, concedere voucher in favore di famiglie a basso reddito, Piccole e Medie Imprese, Scuole e Centri per l’Impiego, in tutte le aree del Paese, per un importo complessivo di risorse pari almeno a 1.3 Miliardi di €.
Per velocizzare l’effettiva partenza della fase II della Strategia Nazionale, sarà necessario riavviare quanto prima i lavori del Comitato per la Banda Ultralarga nella sua nuova composizione ed iniziare la necessaria interlocuzione con la Commissione UE (DG CONNECT, COMP e REGIO) secondo quanto previsto dalle regole comunitarie in materia.
Siamo dunque a un punto di svolta tecnologico per il nostro Paese e l’impegno del Ministero che guido sarà concentrato verso il completamento dei Piani avviati per la creazione di un’infrastruttura solida ed a prova di futuro.
5G dalle sperimentazioni al lancio di servizi commerciali
Lo sviluppo armonico e capillare delle reti di nuova generazione rappresenta una priorità strategica dell’azione del MISE. Anche su questo fronte ci troviamo in un momento cruciale di passaggio dalla fase di sperimentazione, meritoriamente avviata dall’Italia sin dal 2017, al lancio di servizi commerciali da parte degli operatori che hanno investito e stanno investendo ingenti risorse finanziarie per lo sviluppo delle nuove reti. Il 5G trasformerà in maniera radicale significative porzioni del tessuto industriale del Paese favorendo le comunicazioni macchina-macchina e consentendo la creazione di nuovi servizi ad elevata intensità tecnologica. In questo processo il MISE avrà un ruolo determinante tanto a livello di politiche per le telecomunicazioni quanto, più in generale, in relazione alla definizione complessiva delle politiche industriali del Paese.
Come noto, il 2 ottobre 2018 si è conclusa la gara per l’assegnazione delle frequenze nelle bande 700MHz, 3.7GHz e 26GHz in coerenza con il 5G Action Plan Europeo per un ammontare complessivo delle offerte pari a 6.5 miliardi di euro, confermando la presenza dell’Italia tra i paesi leader in Europa per lo sviluppo del 5G.
Con decreto del 5 ottobre 2018 il MISE ha inoltre approvato il Nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze per favorire la transizione verso la tecnologia 5G.
Nel periodo 28 ottobre – 22 novembre si svolgerà in Egitto la prossima Conferenza Radio Mondiale (WRC19) dell’ITU (Agenzia dell’Onu del settore delle telecomunicazioni). La WRC si riunisce ogni quattro anni ed ha il compito di rivedere il Regolamento Radio, il trattato internazionale che disciplina l’uso dello spettro delle radiofrequenze e le orbite geostazionarie e non geostazionarie satellitari. Il Regolamento Radio, così modificato, deve poi essere recepito a livello nazionale con il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, costituente la base normativa per qualunque assegnazione di frequenze in Italia. Fra i temi più rilevanti in discussione c’è la possibile individuazione di nuove bande di frequenza da destinare al servizio mobile, la revisione dell’uso dello spettro nella banda 470-960 MHz (banda utilizzata nella parte bassa dal servizio televisivo e in quella alta dal servizio mobile a 4G e 5G).
In considerazione dello sviluppo dei sistemi 5G, considerati un obiettivo strategico nazionale, prosegue il monitoraggio delle sperimentazioni 5G autorizzate dal Ministero nelle città Bari, L’Aquila, Prato, Matera, Milano, in virtù di quanto previsto dall’aggiudicazione – a seguito di procedura selettiva ad evidenza pubblica avvenuta nel 2017 – dei progetti per la realizzazione di sperimentazioni pre-commerciali nella porzione di spettro 3.6 – 3.8 GHz.
Tali sperimentazioni vengono monitorate dal Ministero, con il supporto tecnico della Fondazione Ugo Bordoni. Il 2018 è stato prevalentemente incentrato sulla realizzazione delle nuove reti, mentre quest’anno le attività si sono incentrate sui casi di applicazione nei diversi campi: dalla salute (diagnostica remota, ospedali di e-learning), all’industria (digitalizzazione dei processi, robotica collaborativa, catena di produzione), al monitoraggio ambientale (ambiente intelligente, infrastrutture intelligenti), alla mobilità e alla sicurezza stradale (guida assistita, logistica, monitoraggio della superficie stradale), al turismo e alla cultura (visite virtuali, realtà aumentata), all’agricoltura (agricoltura di precisione, monitoraggio della produzione – basato sulla tecnologia blockchain), alla sicurezza pubblica (sicurezza della popolazione e supporto per l’applicazione della legge), a porti e città (monitoraggio, logistica, ecc.); all’energia (smart grid e ottimizzazioni), alle università (campus intelligente).
Il forte interesse degli operatori per lo sviluppo del 5G ha portato anche all’avvio di sperimentazioni private che si sono affiancate alle sperimentazioni ufficiali del MISE, in particolare in tema di sicurezza delle infrastrutture stradali e smart road.
Da ultimo, con decreto interministeriale con il Ministero dei trasporti abbiamo disposto un finanziamento per progetti finalizzati alla sicurezza delle infrastrutture stradali da realizzare nell’area territoriale di Genova attraverso sperimentazioni basate sulla tecnologia 5G. A seguito della pubblicazione a giorni del decreto in Gazzetta Ufficiale sarà pubblicato un avviso per selezionare dei progetti sperimentali basati sulle reti 5G focalizzati su attività di monitoraggio delle infrastrutture viarie a cui è destinato il finanziamento MISE pari a 2 milioni di euro.
Il MISE ha creato quindi tutte le condizioni per il prossimo lancio commerciale dei servizi 5G prestando una particolare attenzione alla tutela degli interessi strategici nazionali attraverso una normativa ad hoc che garantisca la sicurezza delle nuove reti e che in questa fase abbiamo il compito di rendere pienamente operativa in tempi rapidi.
Cybersecurity
Il ruolo del MISE per la sicurezza cibernetica nazionale
Con la direttiva (UE) 2016/1148, nota come Direttiva NIS, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 65 del 2018, sono state introdotte disposizioni volte a conseguire un elevato livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione Europea. In particolare, tale normativa ha previsto:
- l’individuazione delle Autorità competenti nazionali nei settori strategici identificati a livello europeo (energia, infrastrutture e servizi digitali, trasporti, settore bancario e infrastrutture dei mercati finanziari, sanità, fornitura e distribuzione di acqua potabile);
- l’individuazione dei cosiddetti operatori di servizi essenziali (OSE) nei settori individuati e la previsione delle misure tecnico-organizzative che questi operatori devono adottare per ridurre il rischio e limitare l’impatto di incidenti informatici, unitamente all’obbligo di notifica di eventi che presentino un rilevante impatto sulla continuità dei servizi e che, quindi, si riflettano sulla collettività;
- la designazione di un “punto di contatto unico” di interfaccia verso l’Unione europea, individuato nel DIS;
- la costituzione, infine, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che a tal fine può avvalersi anche dell’Agenzia per l’Italia digitale (AGID), di un unico Centro nazionale per la gestione e prevenzione degli incidenti informatici – Computer Security Incident Response Team (CSIRT), che cooperazione con gli omologhi organismi europei.
Nel frattempo, i preesistenti CERT nazionale italiano – che opera presso il Mise – e quello della Pubblica Amministrazione (CERT-PA) operante presso l’AGID hanno rafforzato la loro collaborazione, per svolgere congiuntamente il ruolo e le funzioni del CSIRT, e continuano a svolgere compiti di prevenzione e risposte ai cyber attacchi.
In base ad un decreto del 26 ottobre 2018, il Ministero dello sviluppo economico – Istituto superiore delle comunicazioni e tecnologie dell’informazione (ISCTI) svolge la funzione di Autorità NIS per i settori energia, infrastrutture e servizi digitali.
Dopo aver individuato gli operatori dei servizi essenziali (OSE) nei settori di nostra competenza e contestualmente, istituito l’elenco nazionale degli OSE individuati dalle Autorità competenti in tutti i settori indicati (D.M. 9 novembre 2018), sono state inoltre emanate le linee guida che gli operatori OSE dovranno adottare con riferimento alle misure di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi e la segnalazione degli incidenti con impatto rilevante sulla fornitura dei servizi essenziali.
È infine attualmente in corso l’iter per l’adozione di un DPCM., su proposta del MISE di concerto con il Ministero della pubblica amministrazione, relativo all’organizzazione e al funzionamento del Comitato di raccordo tra le medesime Autorità competenti NIS, il CSIRT italiano ed il punto di contatto unico verso l’Europa, collocato presso il Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza.
Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale
In merito all’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica, presso è stato istituito il 15 febbraio scorso un Centro di valutazione e certificazione nazionale per la verifica dell’affidabilità della componentistica ICT destinata ad infrastrutture critiche e strategiche.
Il Centro rappresenta un tassello fondamentale per la sicurezza cibernetica del Paese e la garanzia della sua piena operatività costituisce una priorità strategica nell’azione del Ministero che dirigo.
In questa prospettiva siamo al momento in attesa dell’adozione da parte del MEF del decreto di assegnazione dello stanziamento pari a 3,2 milioni di euro per il corrente esercizio finanziario, sulla base del DPCM di riparto del fondo Legge 205/2017 per il rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato.
Tale fondo è essenziale per l’avvio dell’operatività del CVCN, in quanto potrà consentire di stipulare accordi di collaborazione con Enti di ricerca al fine di realizzare laboratori per l’esecuzione di test e sperimentazioni.
In assenza di tali fondi, il CVCN non potrà garantire il regolare avvio e funzionamento.
Si è altresì in attesa della formalizzazione di un finanziamento da parte del DIS per la realizzazione del laboratorio per le verifiche della sicurezza dell’hardware e delle funzionalità non dichiarate dal costruttore.
Perimetro di sicurezza nazionale
Nel contesto descritto il decreto-legge sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (D.L. n. 105/19), attualmente in fase di conversione, rappresenta un ulteriore passo in avanti nella strategia messa in campo sulla sicurezza cibernetica determinando le modalità per l’individuazione dei soggetti pubblici e privati che sono inclusi nel perimetro di cybersecurity.
L’obiettivo è quello di assicurare un elevato livello di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato ovvero la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali.
Essi dovranno, pertanto, adottare specifiche misure di sicurezza definite e verificate dal Ministero dello sviluppo economico in relazione al settore privato.
Il provvedimento prevede anche disposizioni per incrementare un procurement più sicuro per i soggetti inclusi nel perimetro nel caso in cui procedano all’affidamento di forniture di beni e servizi ICT destinati ad essere impiegati su reti, sistemi e servizi di particolare rilevanza. Le attività di verifica obbligatorie sarebbero condotte dal CVCN presso il Ministero dello sviluppo economico.
In particolare, per far fronte a tale complessa attività che riguarda anche la sicurezza delle reti di tecnologia 5G, è prevista l’assunzione di personale (n. 77 unità) presso il MISE per assicurare il regolare funzionamento del CVCN.
Entro i prossimi 12 mesi sarà necessario definire, con regolamento, le modalità con cui il CVCN dovrà effettuare la valutazione del rischio, eventualmente imponendo condizioni e test di hardware e software, con conseguente vincolo per i relativi bandi di gara e contratti.
Tale nuova normativa anticipa, peraltro, quanto previsto dal Regolamento UE 2019/881, noto come CYBER ACT, che rivede il mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza e introduce uno Schema Unico di Certificazione a livello europeo.
Il Regolamento europeo prevede infatti l’introduzione del principio che in ogni Stato Membro si debba costituire un’Autorità Nazionale di certificazione.
Al riguardo tengo a precisare che per rispettare i tempi del regolamento in merito alla designazione dell’Autorità di certificazione nazionale, è stato già predisposto uno schema di DPCM per l’affidamento dei compiti dell’Autorità di certificazione al Ministero dello sviluppo economico.
Nel frattempo è stato predisposto il testo dei criteri di delega per l’implementazione del regolamento nell’ambito del disegno di legge di delegazione europea proponendo anche in tale ambito il Ministero dello sviluppo economico quale Autorità nazionale di certificazione.
Sicurezza delle reti 5G – Golden Power
La flessibilità architetturale delle reti 5G rende la sicurezza un tema veramente complesso da gestire, in quanto le relative architetture saranno composte da una pluralità di segmenti che vanno dalla parte di accesso radio fino alla rete core con una vastità di terminali che svolgono funzioni sempre più complesse. Avremo quindi un insieme molto ampio di elementi che presenteranno diversi aspetti di vulnerabilità.
Inoltre, la stessa gestione delle risorse, pensata per essere attuata in maniera virtuale e dinamica, con procedure sia centralizzate che distribuite, potrebbe essere sede di attacchi mai affrontati finora nelle attuali reti mobili.
Il 26 marzo scorso la Commissione europea ha raccomandato una serie di azioni e misure operative volte a rivedere e rafforzare le vigenti norme di sicurezza in questo settore per assicurare che riflettano l’importanza strategica delle reti 5G, nonché l’evoluzione delle minacce.
In tale contesto, entro la fine di giugno 2019, ogni Stato Membro ha completato la valutazione nazionale dei rischi ed aggiornato i requisiti di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di rete includendo condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche.
Nei prossimi mesi la Commissione provvederà, pertanto, ad elaborare il documento di valutazione del rischio 5G che sarà utilizzato come base per definire eventuali misure di sicurezza.
Considerati i rischi che potrebbero derivare dalla nuova tecnologia, nell’ordinamento nazionale è già operativa la normativa sull’esercizio dei poteri speciali del Governo (decreto legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito con modificazioni dalla L. 11 maggio 2012, n. 56) – cd. GOLDEN POWER, volta a tutelare interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale nonché gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
Recentemente – con il decreto-legge n. 22/2019, convertito nella legge n. 41/2019 – è stato introdotto l’articolo 1-bis che estende l’esercizio dei poteri speciali ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G.
In particolare, si prevede l’obbligo per gli operatori nazionali di notificare al Governo alla stipula di contratti o accordi con soggetti extra europei aventi ad oggetto l’acquisto di beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti inerenti i servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, ovvero l’acquisizione di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione.
Su tale base, lo scorso 5 settembre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, ha esercitato i poteri speciali in relazione all’acquisto di beni e servizi da parte degli operatori Linkem, Vodafone, Tim, Wind Tre e Fastweb.
L’impegno del MISE, quale Ministero guida sul fronte della sicurezza cibernetica, è massimo e l’approccio che caratterizzerà la mia azione come Ministro sarà incentrato sull’assicurare la più ampia protezione dei nostri interessi nazionali, in coordinamento con gli altri organismi competenti, con il minimo sacrificio degli interessi di natura commerciale degli operatori che quotidianamente si confrontano con il nostro Ministero.
Piazza Wi-Fi Italia e SINFI
Insieme ai grandi piani strategici sopra descritti, il MISE ha, nel corso del tempo, promosso due progetti, Piazza Wi-Fi Italia e SINFI (Catasto delle infrastrutture del sottosuolo), che nel corso del mio mandato intendo ulteriormente rafforzare.
Piazza Wi-Fi Italia
Con la pubblicazione del Regolamento europeo sulla promozione della connettività Internet nelle comunità locali (n. 1953 del 25 ottobre 2017), le istituzioni comunitarie hanno voluto dare un deciso slancio allo sviluppo di una piattaforma unica di accesso gratuito ad internet tramite tecnologia Wi-Fi.
Il Ministero dello sviluppo economico, in questo contesto, ha avviato una serie di azioni volte a diffondere su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree più svantaggiate, punti di accesso gratuiti per i cittadini ed i turisti.
Particolare attenzione è stata posta agli interventi infrastrutturali nei Comuni colpiti dal sisma del 2016 e del 2017 e a quelli con popolazione inferiore ai 2000 abitanti.
Attualmente nell’ambito del progetto Piazza Wi-Fi Italia promosso dal MISE in collaborazione con Infratel Italia S.p.A. sono stati attivati 230 Comuni su un totale di 705 e si prevede di completare l’intervento entro giugno del 2020 in funzione anche del tasso di registrazione dei Comuni alla piattaforma on line dedicata.
Al fine di estendere la rete WiFi nei Comuni, con particolare attenzione ai piccoli Comuni e alle zone periferiche delle comunità piccole, medie e grandi, il Ministero ha approvato il piano tecnico operativo del progetto Piazza WiFi Italia con una dotazione di 45 milioni di € (individuati con delibera CIPE numero 61 del 25 ottobre 2018).
Il piano tecnico prevede complessivamente la costruzione di 37.892 nuovi punti WiFi in 5.378 comuni italiani e successivamente l’integrazione e federazione delle reti di accesso Wi-Fi, pubbliche e private controllate da un sistema centrale di autenticazione.
Si tratta di uno sforzo senza precedenti per dotare il nostro Paese di un sistema di connessione Wi-Fi moderno e capillare gestito attraverso un’app dedicata. Nel mese in corso Infratel Italia S.p.A. concluderà le procedure di gara per la selezione dei fornitori, secondo quanto previsto dal piano tecnico, così da dare ulteriore slancio al progetto che sta riscuotendo un grande interesse da parte delle comunità locali.
Il mio intendimento è di continuare a promuovere il progetto favorendo la federazione di reti Wi-Fi pubbliche già esistenti, penso a Roma Capitale o alla Regione Emilia Romagna che già hanno espresso un interesse in questa direzione, e investendo sulla realizzazione di servizi che insistano sulla rete pubblica a beneficio di cittadini e turisti.
SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture)
Il SINFI nasce dall’esigenza di mappare le infrastrutture del sottosuolo per rispondere efficacemente in caso di calamità naturali attraverso un’adeguata mappatura del sottosuolo e semplificare le attività degli operatori delle utilities, oltre che la vita dei cittadini, nelle opere di scavo.
L’istituzione del SINFI, il Catasto del Sottosuolo, vuole dare contezza del dispiegamento, su tutto il territorio nazionale, delle reti dei servizi, siano essi di Telecomunicazioni o di Utility quali acque, elettricità, gas e teleriscaldamento.
Il sistema SINFI realizzato in Italia e installato sul datacenter del MISE, è stato aperto al pubblico nella sua prima release ad aprile 2018, ha raccolto e reso disponibili una molteplicità di informazioni relative a tutti i principali operatori di Telecomunicazioni, Elettricità, illuminazione pubblica, gas e gestione delle acque, offrendo importanti vantaggi agli operatori ed agli enti territoriali chiamati rispettivamente a realizzare e verificare progetti per il dispiego di nuove reti.
Tra le principali criticità del sistema messo in campo vi è la difficoltà per le amministrazioni pubbliche e per gli operatori di conferire dati aggiornati al catasto. Per superare questa criticità e rendere il SINFI pienamente operativo il MISE ha messo in campo una serie di azioni regolamentari ed operativo che intendo ulteriormente rafforzare.
Anzitutto è stata avviata un’attività sanzionatoria nei confronti degli operatori inadempienti ed è, altresì, in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il DM che regola l’accesso e la condivisione dei dati presenti sul SINFI.
Sotto il profilo operativo il Ministero ha stanziato 5 milioni di euro per sostenere i comuni e gli altri enti locali coinvolti nell’attività di conferimento dei dati al SINFI.
Stiamo raccogliendo i primi frutti di quest’attività coordinata tanto che si è passati da 50 operatori che avevano conferito i dati disponibili a luglio 2018 a 533 nel mese di settembre 2019 con una decisa e irreversibile inversione di tendenza che vede solo 195 operatori ancora inadempienti (circa il 20% del totale operatori obbligati).
Nella mia azione ministeriale intendo rafforzare questo strumento arrivando, nel più breve tempo possibile, alla realizzazione di un Catasto delle Infrastrutture completo e aggiornato e che possa essere utile e funzionale per cittadini e imprese.
In questa direzione il MISE in collaborazione con Infratel Italia S.p.A. e Talent Garden ha organizzato per i prossimi 19 e 20 ottobre qui a Roma il primo Datathon del SINFI, una gara di idee rivolta a sviluppatori, designer, esperti di comunicazione con l’intento di migliorare e rendere maggiormente usabile il software di funzionamento del SINFI.
Tecnologie emergenti (AI, Blockchain, Internet delle Cose)
Insieme alla costruzione di infrastrutture di telecomunicazioni diffuse sul territorio nazionale solide e sicuro e necessario che il Ministero dello Sviluppo Economico svolga un ruolo propulsivo nella costruzione e sperimentazione dei servizi che viaggiano sulle reti o abilitati dalle reti di nuova generazione.
Su questo fronte è mia intenzione dare continuità e nuovo impulso a quanto fatto nella precedente gestione del MISE sul fronte delle tecnologie emergenti tanto sul versante comunitario, confermando e rafforzando la partecipazione italiana a progetti europei di interesse strategico come l’IPCEI sulla microelettronica, quanto sul versante nazionale posizionando l’Italia tra i Paesi leader a livello europeo nell’utilizzo e sperimentazione delle tecnologie emergenti in settori strategici per il nostro Paese quali la tutela del made in Italy e la sostenibilità ambientale.
Strategie nazionali AI e Blockchain
Nel mese di dicembre 2018 il MISE ha svolto le selezioni per i Gruppi di esperti di alto livello per l’elaborazione la Strategia Nazionale sull’intelligenza artificiale (AI) e la Strategia Nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e Blockchain.
I Gruppi di esperti selezionati, composti da 30 esperti per ciascun gruppo, si sono incontrati in Plenaria tra gennaio e maggio del 2019, strutturandosi in sottogruppi. Per il Gruppo Intelligenza Artificiale: etica e alla normativa, ricerca e sviluppo tecnologico, economia dei dati e pubblica amministrazione. Per il Gruppo Blockchain: Casi d’uso- mappatura e condizioni di replicabilità, quadro normativo- sandboxes e vulnerabilità, monete digitali, sistema dei pagamenti e fintech, Educazione, competenze e consapevolezza, potenziamento dei servizi della pubblica amministrazione.
Il gruppo di esperti Intelligenza Artificiale ha elaborato un documento di Proposte per una Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale che è già stato sottoposto a consultazione pubblica. Il gruppo di esperti Blockchain prevede di consegnare un documento di Proposte per una Strategia italiana per la Blockchain nelle prossime settimane.
Ritengo essenziale completare il processo di redazione delle Strategie Nazionali ed a questo fine, coordinandomi con la Ministra Pisano, provvederò nelle prossime settimane a coinvolgere i dicasteri interessati con l’intento di finalizzare le Strategie per poi presentare le stesse a livello comunitario. Si tratta di un’attività nella quale credo molto anche in termini di acquisizione di consapevolezza di tutto il Governo circa la centralità di queste politiche per lo sviluppo economico e sociale del Paese nei prossimi anni.
Case delle Tecnologie Emergenti
Con delibera CIPE n. 61 del 25 ottobre 2018 sono stati stanziati 45 milioni di euro per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione.
Con decreto del 26 marzo, modificato dal decreto del 5 giugno 2019, è stato adottato il “Programma di supporto tecnologie emergenti nell’ambito del 5G”, diviso in due Assi di intervento: Asse I – Casa delle tecnologie emergenti dotazione: 40 milioni; Asse II – Progetti di ricerca e sviluppo per favorire la trasformazione tecnologica di PMI e startup innovative con una dotazione di 5 milioni.
L’Asse I ha previsto uno specifico intervento per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti (sul modello inglese “Digital Catapult”), veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di startup e, il trasferimento tecnologico verso le PMI, sui temi aventi ad oggetto l’utilizzo del Blockchain, dell’IoT e dell’Intelligenza Artificiale, scegliendo le sedi nelle città oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento del Programma citato. Il decreto prevede che la prima Casa della tecnologia venga realizzata a Matera, Capitale europea della cultura 2019.
Nell’ambito dell’Asse II, il 5 agosto scorso il MISE ha avviato il primo bando per 5 milioni di euro aperto fino al 4 novembre prossimo rivolto Pubbliche amministrazioni, gli Enti pubblici, le Agenzie, gli Enti di ricerca e le Università, per la realizzazione di specifici progetti di sperimentazione e ricerca, orientati all’utilizzo delle tecnologie emergenti, attuati attraverso la cooperazione tra più soggetti, in collaborazione con gli operatori titolari di frequenze utilizzabili per il 5G, PMI e startup innovative.
L’obiettivo è quello di realizzare progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, basati sull’utilizzo delle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione realizzati da Enti pubblici, Agenzie, Enti di ricerca, e Università, che possano costituire dei volani per lo sviluppo imprenditoriale sul territorio, con particolare riferimento alle PMI ed alle startup innovative e favorire il trasferimento tecnologico verso tali categorie di imprese. I progetti dovranno sviluppare servizi e soluzioni che ricadano nei seguenti ambiti: creatività, audiovisivo e intrattenimento; logistica; green economy; tutela e valorizzazione del made in Italy.
L’obiettivo più prossimo della mia azione ministeriale è quello di portare a compimento questo importante programma finanziando i progetti in via di presentazione da parte dei comuni per le case delle tecnologie emergenti, a partire da Matera capitale europea della cultura 2019 per la quale saranno destinati 15 milioni di euro. A questo proposito una delle richieste del MISE in legge di bilancio riguarderà il rifinanziamento di questo programma in modo da garantire una diffusione capillare delle case delle tecnologie emergenti su tutto il territorio nazionale anche in considerazione del grande interesse manifestato dai comuni e dalle sinergie evidenti che questo programma può innescare con il Fondo Nazionale Innovazione, attualmente in fase di startup, sotto la regia del MISE e di Cassa depositi e prestiti. Inoltre, sempre sul fronte della sperimentazione delle tecnologie emergenti è in fase avanzata l’interlocuzione con il MEF per la costituzione del Fondo per la sperimentazione delle tecnologie emergenti presso il MISE, così come previsto dall’ultima legge di bilancio.
Presidenza della European Blockchain Partnership e adesione al MED7
Accanto alle sperimentazioni in corso nel nostro Paese nel corso dell’ultimo anno il MISE ha portato avanti un’intensa attività a livello internazionale che intendo proseguire e rafforzare.
Il 9 luglio 2019 l’Italia ha ottenuto la Presidenza della European Blockchain Partnership (EBP) insieme a Svezia e Repubblica Ceca. L’intento è conferire all’Italia un ruolo di leadership nell’ambito dei progetti europei sulla Blockchain. Si tratta di un’opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l’utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini ed imprese rafforzando la cooperazione in ambito UE.
Il 4 dicembre 2018 è stata inoltre sottoscritta la dichiarazione per lo sviluppo della Blockchain in ambito MED7, il gruppo costituito da sette Paesi del Sud Europa (Italia, Spagna, Francia, Malta, Cipro, Grecia e Portogallo). Sempre nell’ambito del MED7, nella scorsa settimana, il MISE ha sottoscritto una dichiarazione sul futuro dell’ecosistema digitale nel Sud dell’Europa e un Memorandum d’Intesa per la cooperazione e condivisione delle migliori esperienze maturate riguardo le tecnologie basate su registri elettronici distribuiti. Per i paesi del sud Europa, la Blockchain e, più in generale, le tecnologie basate sui registri distribuiti, possono essere un volano per promuovere le specificità dei nostri territori e tutelare i nostri prodotti da frodi e contraffazioni. In questa direzione abbiamo proposto che la prossima riunione ministeriale MED7 su Blockchain si tenga in Italia, a Bari, nel mese di febbraio 2020 con un focus specifico sull’utilizzo della Blockchain per la protezione dei nostri prodotti in linea con la sperimentazione MISE-IBM sulla filiera del tessile, conclusa nelle scorse settimane, e che sarà ufficialmente presentata nel prossimo mese di novembre.
Infine, sempre sul fronte internazionale è opportuno sottolineare come l’OCSE stia conducendo proprio in Italia il primo studio in Europa, finanziato dal MISE, che ha come oggetto lo sviluppo dell’ecosistema blockchain italiano e la valutazione dell’impatto che le policy messe in campo hanno determinato sull’ecosistema nazionale.
Lo studio si focalizzerà sulle implicazioni di questa tecnologia emergente su startup e piccole e medie imprese italiane. Sono continue le interlocuzioni con gli Uffici dell’OCSE per organizzare al meglio le interlocuzioni con i centri di ricerca e le imprese italiane sul nostro territorio. Un altro segnale dell’attenzione anche internazionale verso l’azione del MISE su questo terreno e della leadership che nei prossimi mesi ed anni intendiamo consolidare e rilanciare.
Politiche per il settore radiotelevisivo
Il settore radiotelevisivo è senza dubbio tra quelli maggiormente incisi dall’avvento del digitale e delle nuove tecnologie. In questi ultimi mesi abbiamo assistito e stiamo assistendo ad una profonda trasformazione del settore sotto un profilo tecnologico nella fruizione dei contenuti audiovisivi e con un mercato che registra alleanze tra operatori tradizionali e nuovi fornitori di contenuti che anche solo qualche anno fa apparivano impensabili.
Il MISE svolge un ruolo cruciale nel governo del settore di riferimento e nei prossimi anni saremo impegnati su due fronti fondamentali. Da un lato in ragione della necessità di recepire la direttiva 2018/1808 che modifica la direttiva 2010/13/UE sui servizi media audiovisivi avremo la possibilità di incidere profondamente su un assetto regolamentare ormai non più in grado di sostenere gli operatori nel processo di trasformazione in atto. Si tratta di un’occasione storica che come Paese non possiamo perdere. Occasione da sfruttare intervenendo con decisione sull’attuale assetto regolamentare, in coordinamento con le autorità indipendenti di settore, per assicurare un mercato più concorrenziale ed un complessivo assetto maggiormente rispettoso del pluralismo informativo. Una sfida che come MISE raccoglieremo coinvolgendo i migliori esperti del settore nell’intento di ammodernare un sistema analogico e non più al passo con i tempi.
Sotto altro profilo è nella responsabilità del MISE governare il processo, in atto, di liberazione della banda 700MhZ assicurando le più ampie garanzie per i cittadini e gli operatori coinvolti.
Liberazione Banda 700Mhz
Il passaggio al 5G mediante il rilascio definitivo delle frequenze in banda 700MHz aggiudicate dagli operatori delle TLC nell’asta pubblica dello scorso anno (che ha portato nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro), richiede un rilevante impegno da parte del Ministero, con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti (entro il 20 giugno 2022) il riassetto dell’intero settore televisivo.
Con decreto dell’8 agosto 2018 per armonizzare, coordinare le attività di rilascio della banda 700MHz, favorire lo sviluppo della tecnologia 5G ed elaborare strumenti volti a favorire la trasformazione digitale del settore televisivo (da DVB-T al DVB-T2), è stato costituito il Tavolo TV 4.0 per avviare, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il processo di liberazione delle frequenze in bada 700 MHz a favore del 5G e per definire le modalità e le tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT-2.
Con la Legge di Bilancio 2019, all’esito di un confronto con tutti gli stakeholder interessati nell’ambito del citato Tavolo, si è operata una riforma complessiva del sistema di ripartizione delle frequenze in vista della liberazione della Banda 700.
Con Decreto Ministeriale 19 giugno 2019, sempre all’esito di un articolato e fruttuoso confronto con gli operatori del settore, è stata approvata la nuova roadmap che traccia le tempistiche per la liberazione della banda 700.
La nuova roadmap suddivide il territorio nazionale in quattro aree geografiche, prevede l’attivazione della codifica DVBT/MPEG-4 nell’ultimo quadrimestre 2021 e dello standard DVBT-2 a livello nazionale nel periodo tra il 21 giugno 2022 e il 30 giugno 2022, ferma restando la facoltà per gli operatori di attivare la codifica DVBT/MPEG-4 o lo standard DVBT-2 prima delle scadenze previste. Il decreto prevede, inoltre, la rottamazione volontaria anticipata delle reti per gli operatori in ambito locale che lo richiedano, con corresponsione anticipata dell’indennizzo previsto dalla legge.
Sono state, altresì, pubblicate il 22 luglio 2019 le linee guida per la formazione delle graduatorie per gli operatori in ambito locale, a tutela delle emittenti locali che irradiano in province non coperte da reti di secondo livello. Le linee guida, in maniera significativa e venendo incontro alle richieste degli operatori, prevedono l’obbligo per gli aggiudicatari di garantire un prezzo riproporzionato in base alla popolazione delle province interessate. A tutela del pluralismo locale sono, inoltre, previsti vincoli di aggiudicazione di più reti su medesimo territorio da parte di uno stesso soggetto.
Si è inoltre conclusa la procedura per la conversione diritti d’uso esistenti, per gli operatori nazionali in diritti di capacità trasmissiva in un nuovo sistema a regime (entro il 30 giugno 2022) che assicura, pur con un numero inferiore di frequenze rispetto all’attuale situazione, di utilizzare maggiore capacità trasmissiva.
Per rispettare le scadenze stabilite dal Legislatore, il Ministero, anche grazie al lavoro del tavolo TV 4.0, è ora pronto ad affrontare le procedure di gara per selezionare gli operatori di rete più efficienti che dovranno mettere a disposizione la capacità trasmissiva ai fornitori di servizi media audiovisivi locali. Questi saranno, a loro volta, selezionati con altri bandi di gara nelle aree tecniche individuate nella nuova pianificazione delle frequenze da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM).
Successivamente, si dovranno completare le procedure di assegnazione dei diritti d’uso delle nuove reti agli operatori nazionali; procedure che hanno avuto inizio, lo scorso agosto, con l’assegnazione provvisoria dei primi 10 MUX pianificati dall’AGCOM e che si concluderanno con una gara onerosa, sulla base di criteri che saranno adottati dalla stessa AGCOM, per assegnare due ulteriori MUX nazionali (suddivisi, ciascuno, in due lotti) e pervenire, pertanto, all’assegnazione definitiva di tutti i 12 MUX pianificati.
Inoltre, il Ministero a breve predisporrà – previa consultazione nell’ambito del tavolo Tv 4.0 – anche un altro Decreto interministeriale, ossia quello che definisce le regole e le procedure per indennizzare gli operatori di rete televisive locali che dovranno perdere il loro diritto d’uso delle frequenze per consentire il passaggio al 5G. L’indennizzo erogato ad ogni operatore di rete, verrà quantificato sulla base dell’ammontare complessivamente stanziato dalla legge di bilancio 2018, pari a circa 303 milioni di euro .
Si tratta di un processo che vede impegnato il MISE in tutte le sue articolazioni e che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi e anni con l’intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambio tecnologico.
Non sono ammessi ritardi e ritengo che, con il contributo di tutti gli attori coinvolti proseguendo un dialogo virtuoso con il Ministero, possiamo raggiungere gli ambiziosi risultati che ci siamo posti nei tempi stabiliti.
Voucher per decoder e smart TV
Un tassello fondamentale dello switch-off che è alle porte è rappresentato dalla necessità di assicurare che le fasce deboli della popolazione siano poste nelle condizioni di fruire della nuova TV digitale.
La legge di Bilancio 2019 ha stanziato 151 milioni di euro in favore dei cittadini con ISEE fascia 1 e 2 per l’acquisto di decoder televisori abilitati alla ricezione del nuovo segnale, per evitare disagi agli utenti finali che potrebbero derivare dalle trasformazioni tecnologica delle reti televisive sia nazionali che locali e, quindi, dalla necessità di adeguare anche i televisori.
Il Decreto attuativo, in fase di finalizzazione di concerto con il MEF, prevede di ìerogare contributi fino a 50 euro (immediatamente utilizzabile tramite un corrispondente sconto sul prezzo di vendita praticato dai rivenditori, sin dalle festività natalizie) alle famiglie meno abbienti per l’acquisto di decoder o di nuovi TV adeguati a trasmettere con le nuove tecnologie DVB-T2/HEVC. Tale importante misura che ha avuto lo scorso 10 settembre l’autorizzazione dalla Commissione europea, avrà una durata triennale e sarà accompagnata da apposite campagne e azioni informativa per spiegare agli utenti tali cambiamenti e guidarli verso la conversione dei loro apparati televisivi, minimizzandone l’impatto. Anche sotto questo profilo è mio intendimento richiedere in legge di bilancio un nuovo finanziamento della misura per allargare la platea dei beneficiari.
Servizio Pubblico Radiotelevisivo – RAI
La RAI riveste un ruolo centrale nelle politiche per il sistema radiotelevisivo messe in campo dal Ministero dello Sviluppo Economico.
In attuazione del Contratto di servizio MISE-RAI, sono state istituite le tre Commissioni paritetiche previste dal nuovo contratto di servizio con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
Sono state approvate le linee guida operative cui dovranno essere ispirate le intese tra la stessa azienda e le associazioni di categoria dei produttori, maggiormente rappresentative, in ordine alla durata e all’ambito dei diritti di sfruttamento radiofonico, televisivo e multimediale ha concluso il proprio lavoro con la pubblicazione delle linee guida il 19 luglio 2019.
Sono state avviate una serie di iniziative volte a favorire la trasformazione digitale della RAI in linea con quanto previsto nel nuovo piano industriale. Il 24 giugno 2019, in collaborazione con il Comune di Torino, ha preso il via la prima sperimentazione della tecnologia 5G in ambito audiovisivo. Il Centro Ricerche Rai – nel corso dello spettacolo in piazza in occasione delle celebrazioni di San Giovanni – ha sperimentato la diffusione di immagini ad alta definizione 5G in modalità broadcast.
La scorsa settimana la componente del Ministero dello Sviluppo economico della Commissione paritetica prevista dal Contratto nazionale di servizio ha formulato le determinazioni di propria competenza ritenendo il Piano industriale della Rai per il triennio 2019-2021 compatibile con quanto previsto dal Contratto stesso. La Commissione paritetica ha convenuto, inoltre, di monitorare la tempistica di attuazione del Piano attraverso riunioni bimestrali.
Ritengo che la RAI possa e debba svolgere un ruolo trainante nella trasformazione digitale del Paese e in questa direzione il nuovo piano industriale pone un’attenzione particolare, in linea con il contratto di servizio, allo sviluppo digitale del servizio pubblico radiotelevisivo. Come Ministero sosterremo, nei limiti delle nostre attribuzioni, lo sforzo che sarà condotto dalla RAI come traino per l’intero sistema radiotelevisivo nazionale.
Radio Digitale (DAB+)
Un ulteriore tassello fondamentale della strategia digitale che come Ministro intendo proseguire e rafforzare riguarda il passaggio dall’analogico al digitale del sistema radiofonico.
Dopo anni di attesa la legge di bilancio 2019 ha disposto la pianificazione e assegnazione delle frequenze in VHF per la radiofonia digitale e, solo ove necessario, per il servizio televisivo digitale terrestre. Conseguentemente con Piano definito da AGCOM, con il rilascio della banda 700MHz ed il riassetto del sistema televisivo ci sarà la disponibilità di un numero maggiore di frequenze per la radio digitale.
Il MISE sta inoltre effettuando ad una serie di incontri di coordinamento con gli Stati radio elettricamente confinanti, per ottenere un maggior numero di frequenze coordinate per l’Italia o comunque una migliore distribuzione delle stesse rispetto all’Accordo di Ginevra 06, per consentire la pianificazione sia di una rete tv che reti nazionali e locali in numero adeguato per la radio digitale.
Per supportare la diffusione di apparecchi riceventi con il sintonizzatore digitale, con la legge n. 205/2017 è stato previsto l’obbligo di vendere all’ingrosso dal 1° giugno 2019 e al dettaglio dal 1° gennaio 2020, apparecchi con il sintonizzatore digitale integrato negli apparecchi dotati di sintonizzatore della radio analogica. Detta previsione ha anticipato quanto poi disposto dal nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, da recepire entro il 21 dicembre 2020, che ha incluso una disposizione analoga per le autovetture di nuova immatricolazione, lasciando la possibilità per gli Stati membri di estendere la prescrizione ad altri apparecchi a condizione di limitare l’impatto sul mercato dei ricevitori di radiodiffusione di valore modesto ed escludendo i prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio.
Nelle more del recepimento del Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche è stata emanata una norma transitoria (la legge n. 55/2019) al fine di armonizzare le due disposizioni normative. Attualmente, a seguito dell’approvazione di uno specifico ordine del giorno, è stata effettuata una consultazione pubblica con gli stakeholders ed è in corso di definizione la categoria di prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio. Si tratta di uno sforzo di chiarezza che intende ulteriormente dare impulso allo sviluppo della radio digitale nel nostro Paese che, come in altri settori, guida la trasformazione digitale del settore a livello europeo.
Servizio Postale
La trasformazione digitale investe in maniera totalmente trasformativa il settore postale e anche su questo fronte abbiamo, nei prossimi mesi, un’occasione in qualche modo storica per orientare lo sviluppo di questo settore.
Infatti, risulta in scadenza il Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane S.p.A. per l’erogazione del servizio postale universale.
Negli scorsi mesi sono state già avviate le procedure per il rinnovo del Contratto di servizio per il successivo quinquennio con Poste Italiane – quale concessionario del servizio universale postale fino al 2026.
Sullo schema di contratto sono stati acquisiti i pareri favorevoli di AGCOM e del Ministero dell’economia e delle finanze e si è già provveduto ad inoltrare la pre-notifica alla Commissione europea ai sensi della normativa in materia di “Aiuti di Stato”.
Sarà mia cura, peraltro, trasmettervi quanto prima il testo per l’acquisizione del previsto parere.
Il nuovo Contratto, ad invarianza dei costi a carico dello Stato, in aggiunta agli attuali obblighi di servizio universale, prevede la promozione di forme innovative di servizi utili ai cittadini, alle imprese ed alle pubbliche amministrazioni.
Mantenendo una rete capillare di c.a. 12.800 Uffici sul territorio nazionale, Poste Italiane è in grado di assicurare un servizio di prossimità per i cittadini che, nell’ottica di una sempre maggiore digitalizzazione dei servizi postali, consente di fornire un concreto supporto alle fasce di utenza residenti nelle aree interne del Paese o con minore densità abitativa.
In particolare, nel nuovo contratto di servizio si prevede che nei Comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, Poste Italiane S.p.A. si impegni a:
- mettere a disposizione in tutti i Comuni la connessione WI-FI gratuita presso almeno un ufficio postale;
- proseguire il piano di installazione degli ATM presso gli uffici postali dei Comuni che ne facciano richiesta, secondo un piano operativo che sarà costantemente aggiornato;
- offrire, alle amministrazioni che ne facciano richiesta, il servizio di tesoreria nel rispetto delle norme vigenti in materia;
- presentare un piano di interventi strutturali finalizzato ad una sostanziale riduzione e, ove possibile, al completo superamento delle barriere architettoniche negli uffici postali;
- assicurare, attraverso la corretta installazione di impianti di videosorveglianza, la messa in sicurezza delle persone, dei lavoratori e dei beni negli uffici postali.
Poste Italiane, senza oneri per lo Stato, nel corso dei negoziati su sollecitazione del MISE si è inoltre impegnata a realizzare:
- un incubatore di start up per il settore della logistica in modo da irrobustire le politiche di Open Innovation da tempo avviate dall’operatore postale;
- a modernizzare le cassette di impostazione in una logica IoT dotandole di sensori in grado di misurare gli invii e rendere per tal più efficiente il servizio di spedizione;
- ad installare a domicilio dei destinatari che lo consentano apparati (cd. locker) per semplificare le attività di consegna e spedizione di posta e pacchi.
- Sempre in tema di mercato postale ed in conclusione del mio intervento, ricordo che con l’emanazione nel luglio 2018 del “Disciplinare delle procedure per il rilascio dei titoli abilitativi per l’offerta al pubblico dei servizi postali di notificazione di atti giudiziari e di violazioni al codice della strada”, sono diventate operative le norme volte al superamento della storica riserva che Poste Italiane S.p.a. gestiva in monopolio.
Nel corso del 2019, sono state rilasciate ad operatori postali privati 10 licenze individuali speciali per svolgere tale servizi. Nell’azione del Ministero intendo proseguire nel processo di progressiva liberalizzazione in atto dei servizi postali ed in relazione alle criticità riscontrate nell’assolvimento agli obblighi formativi prescritti dal regolamento di AGCOM e nella successiva disciplina applicativa definita dal competente Ministero della Giustizia, recentemente anche oggetto di una specifica segnalazione a Parlamento e Governo da parte dell’Antitrust, in quanto considerate un ostacolo all’apertura del mercato, sarà mia cura promuovere l’attivazione di tavolo interministeriale allargato alla partecipazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.”
Linee programmatiche in materia di comunicazioni
Il Ministro Patuanelli ha presentato oggi, in audizione alla Commissione Trasporti della Camera, le linee programmatiche in materia di comunicazioni.
Intervento del Ministro
“Buongiorno a tutti,
ringrazio il Presidente Morelli per il cortese invito che mi dà l’opportunità di illustrare, in questo mio esordio da Ministro innanzi ad una commissione parlamentare, le linee programmatiche del mio mandato ministeriale in un settore, come quello delle Telecomunicazioni e dell’innovazione digitale, strategico per l’economia nazionale e per il benessere sociale dei cittadini.
Viviamo un periodo di grandi cambiamenti determinati dallo sviluppo delle tecnologie digitali. Pressoché ogni ambito della vita economica e sociale del Paese è attraversato trasversalmente dal digitale e dalle nuove tecnologie e come Governo abbiamo la responsabilità di orientare questa trasformazione contribuendo a creare le condizioni affinché il nostro Paese possa credibilmente concorrere con i principali Paesi europei in questo settore strategico.
La Commissione Europea si appresta a varare un piano ambizioso di investimenti nel settore del digitale (Digital Europe Program 2021-2027) che saranno destinati al supercomputing, all’intelligenza artificiale, alla cybersecurity, al rafforzamento delle competenze e dei servizi digitali per i cittadini.
Come Paese abbiamo la responsabilità di farci trovare pronti ad intercettare le ingenti risorse finanziarie che saranno destinate dai programmi europei riempendo di contenuti la formula “smart nation” che è stata, da ultimo, evocata dal Presidente Giuseppe Conte nell’esporre il Programma di Governo per significare lo sforzo di tutto il Governo verso la trasformazione digitale del Paese, ormai non più procrastinabile.
Per conseguire questo ambizioso obiettivo occorre lavorare su due fronti: il rafforzamento di infrastrutture digitali solide, performanti e sicure e la creazione delle condizioni, anche di natura normativa e regolamentare, affinché le nostre imprese possano utilizzare e realizzare servizi e prodotti fondati su uno sfruttamento intensivo delle tecnologie digitali.
L’azione del Ministero che ho l’onore di guidare, motore propulsivo delle politiche per le telecomunicazioni ed il digitale nel Paese, sarà pertanto orientata ad infrastrutture e servizi dando continuità e linfa nuova ad alcuni grandi progetti avviati dai miei predecessori, penso al Piano BUL o ai programmi avviati sulle tecnologie emergenti (Intelligenza Artificiale, Blockchain, Internet delle Cose) e segnando momenti di discontinuità ed innovazione, mi riferisco, in particolare, alla mia intenzione di orientare l’utilizzo delle tecnologie digitali verso obiettivi di sostenibilità ambientale nella convinzione che il Green New Deal che è al centro delle politiche di questo Governo possa essere potentemente innervato dall’utilizzo del digitale.
Piano Banda Ultralarga – completamento dell’intervento nelle “aree bianche” e avvio della Fase II (aree grigie e voucher per la connettività)
È necessario accelerare la creazione di una infrastruttura digitale nazionale che assicuri al nostro Paese di raggiungere l’obiettivo europeo di una società digitale pienamente inclusiva.
Il percorso delineato dalla Commissione europea ha visto, peraltro, da ultimo, un innalzamento dell’asticella degli obiettivi di copertura della popolazione nazionale con le nuove tecnologie di telecomunicazione.
In questo contesto, la Strategia Nazionale per la Banda Ultralarga, punta a garantire entro il 2020 la copertura con reti ultraveloci ad almeno l’85% della popolazione italiana e a tutte le sedi/edifici pubblici, poli industriali, aree di interesse economico e concentrazione demografica, nonché delle principali località turistiche e degli snodi logistici.
Aree bianche
Il 3 aprile scorso la Commissione europea ha approvato definitivamente il “grande progetto nazionale banda ultra larga – Aree bianche” per un costo ammissibile pari a 941 milioni di euro.
L’intervento pubblico investe il territorio nazionale distinguendo tra:
- le aree cd. ‘bianche’, a fallimento di mercato, in cui sono assenti interventi di investimento di operatori privati;
- le aree cd. ‘grigie’ e ‘nere’ ovvero in concorrenza, ove sono già presenti una o più reti in banda ultra larga, al fine di conseguire, anche in tali aree, un importante salto di qualità per la realizzazione di reti in banda ultraveloce.
Il Piano pertanto si articola in due fasi. La prima riguarda l’attuazione di misure a sostegno dell’infrastrutturazione delle aree bianche. A seguire, nella seconda fase, verranno implementati gli strumenti a favore dello sviluppo di reti ultraveloci nelle aree nere e grigie del Paese.
La prima fase, conclusa per quanto attiene all’aggiudicazione delle opere da parte del soggetto attuatore Infratel Italia S.p.A. – società controllata al 100% da Invitalia S.p.A. e vigilata dal MISE – è attualmente in piena realizzazione da parte del concessionario Open Fiber S.p.A. che si è aggiudicata, come noto, le tre gare.
Il Piano ha registrato, tuttavia, alcuni rallentamenti nell’avanzamento dovuti ad una molteplicità di fattori quali il ritardo nella concessione di permessi e di autorizzazioni a livello locale e, quindi, nel passaggio alla progettazione esecutiva, ormai in uno stadio avanzato in tutti i territori.
Sotto questo aspetto, il Ministero sta compiendo un’incisiva opera di sensibilizzazione nei confronti delle autorità nazionali e locali coinvolte nei processi di autorizzazione, anche favorendo il dialogo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti.
Sono state, in particolare, adottate soluzioni per snellire i processi autorizzativi quali ad esempio la pianificazione delle Conferenze di Servizi ed è stato incoraggiato un comportamento proattivo del Concessionario nei confronti dei territori su cui deve intervenire.
Recenti misure di semplificazione per l’innovazione sono, inoltre, state previste (nel decreto-legge n. 135/2018 convertito nella legge n. 12 del 2019) per accelerare il rilascio delle autorizzazioni in particolare per le attività di scavo a basso impatto ambientale.
Secondo quanto dichiarato da Open Fiber S.p.A. attualmente, su un totale di 5554 Comuni coinvolti dal Piano “aree bianche” sono stati avviati 1663 cantieri, 273 cantieri sono stati completati mentre in 50 sono state avviate le procedure di collaudo.
È evidente che bisogna fare di più e meglio e, mi sento di dire, si deve trattare di uno sforzo corale da parte di tutti i livelli istituzionali coinvolti.
Bisogna far maturare la consapevolezza che si tratta di un piano strategico per il Paese e per recuperare il gap evidente con il quale ci confrontiamo è mia intenzione agire su tre piani distinti ma tra loro strettamente interconnessi. Anzitutto è miaintenzione avviare un programma speciale rivolto alle amministrazioni locali, in collaborazione con le Ministre Dadone e Pisano, per standardizzare e snellire, per quanto possibile, i processi autorizzatori. Bisogna poi semplificare, pur nelle strette maglie regolamentari esistenti, le procedure di collaudo da parte di Infratel Italia S.p.A. favorendo una collaborazione virtuosa con Open Fiber S.p.A. e guardando la procedura dalla prospettiva dei cittadini. Non è ammissibile che dopo aver “subito” i disagi dei cantieri i cittadini non possano utilizzare la fibra perché risulta non completata la fase di collaudo dei lavori!
Sotto questo e altri profili di rilievo per lo sviluppo delle reti sarà determinante l’opera del Ministero dello Sviluppo Economico nel recepimento del nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche da completare entro la fine del 2020.
Infine, ma solo all’esito di questo processo, bisogna aggiornare il Piano Banda Ultralarga per allinearlo agli obiettivi europei. Sotto questo profilo l’attività del Comitato Banda Ultralarga (COBUL) in via di ricostituzione sarà determinante.
Fase II progetto BUL
Il divario digitale del Paese appare ben evidente in base all’indice elaborato dalla Commissione Europea – il Digital Economy and Society Index (DESI) – secondo il quale l’attivazione degli abbonamenti a 100 Megabit per secondo in Italia si attesta all’ 8%, rispetto ad una media europea che sfiora il 20%, mentre la copertura delle reti ultra veloci risulta pari al 23,9%, rispetto ad una media europea del 59%.
Ogni anno Infratel Italia S.p.A. effettua, per conto del Ministero dello sviluppo economico, una consultazione tra gli operatori per verificarne le intenzioni di investimento e aggiornare la copertura del servizio a banda ultralarga nelle aree grigie e nere del Paese nei prossimi tre anni.
Secondo gli ultimi dati disponibili a giugno 2019 (per una base di indagine di un totale di 19,8 Milioni di indirizzi civici in 4.250 comuni italiani), gli indirizzi civici nelle c.d. aree grigie, ove non sono previsti investimenti dei privati in grado di garantire servizi oltre i 100 Megabit per secondo, rappresentano circa il 50% dei civici totali.
Tale fotografia mette in rilievo l’esistenza di un potenziale divario tecnologico tra le aree del Paese che potrebbero, in vista degli obiettivi 2020 e 2025 della Gigabit society, portare ad un rallentamento nel processo di ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche e di adozione di servizi di nuova generazione in Italia.
Anche facendo tesoro di questi dati, lo scorso 17 luglio 2019 il Comitato per la banda ultralarga (CoBUL) ha formalmente avviato la fase II della Strategia Nazionale.
È giunto il momento di accelerare anche su questo fronte che investe porzioni strategiche del territorio nazionale e intercetta la necessità di stimolare la domanda di servizi digitali.
Gli interventi della fase II saranno concentrati nel sostegno alla domanda per l’attivazione di servizi ultraveloci in tutte le aree del Paese e nella diffusione di infrastrutture a banda ultralarga nelle c.d. aree grigie a fallimento tecnologico.
Secondo quanto stimato dalla Società Infratel Italia S.p.A., il fabbisogno complessivo per intervenire nelle aree grigie del Paese installando infrastrutture al gigabit è pari a 5,1 miliardi di euro.
Le risorse oggi a disposizione, considerando sia i fondi Nazionali che i fondi Regionali ammontano a circa 3,3 miliardi di euro.
Si tratta di un progetto sfidante, superiore per complessità e risorse finanziare impiegate a quello attualmente in corso nelle aree bianche, che necessita della collaborazione e cooperazione di tutti gli attori coinvolti: Governo e Regioni in primis, e tutti i livelli istituzionali, nel solco di quanto fin qui fatto.
Oltre ad incentivare le infrastrutture, la fase II della Strategia Nazionale prevede anche misure di sostegno alla domanda di servizi ultraveloci nella forma di voucher, in analogia con quanto fatto già da altri paesi (quali Regno Unito e Grecia).
Si intende, pertanto, tenuto conto del fabbisogno complessivo del progetto e di eventuali risparmi sugli interventi nelle aree grigie, concedere voucher in favore di famiglie a basso reddito, Piccole e Medie Imprese, Scuole e Centri per l’Impiego, in tutte le aree del Paese, per un importo complessivo di risorse pari almeno a 1.3 Miliardi di €.
Per velocizzare l’effettiva partenza della fase II della Strategia Nazionale, sarà necessario riavviare quanto prima i lavori del Comitato per la Banda Ultralarga nella sua nuova composizione ed iniziare la necessaria interlocuzione con la Commissione UE (DG CONNECT, COMP e REGIO) secondo quanto previsto dalle regole comunitarie in materia.
Siamo dunque a un punto di svolta tecnologico per il nostro Paese e l’impegno del Ministero che guido sarà concentrato verso il completamento dei Piani avviati per la creazione di un’infrastruttura solida ed a prova di futuro.
5G dalle sperimentazioni al lancio di servizi commerciali
Lo sviluppo armonico e capillare delle reti di nuova generazione rappresenta una priorità strategica dell’azione del MISE. Anche su questo fronte ci troviamo in un momento cruciale di passaggio dalla fase di sperimentazione, meritoriamente avviata dall’Italia sin dal 2017, al lancio di servizi commerciali da parte degli operatori che hanno investito e stanno investendo ingenti risorse finanziarie per lo sviluppo delle nuove reti. Il 5G trasformerà in maniera radicale significative porzioni del tessuto industriale del Paese favorendo le comunicazioni macchina-macchina e consentendo la creazione di nuovi servizi ad elevata intensità tecnologica. In questo processo il MISE avrà un ruolo determinante tanto a livello di politiche per le telecomunicazioni quanto, più in generale, in relazione alla definizione complessiva delle politiche industriali del Paese.
Come noto, il 2 ottobre 2018 si è conclusa la gara per l’assegnazione delle frequenze nelle bande 700MHz, 3.7GHz e 26GHz in coerenza con il 5G Action Plan Europeo per un ammontare complessivo delle offerte pari a 6.5 miliardi di euro, confermando la presenza dell’Italia tra i paesi leader in Europa per lo sviluppo del 5G.
Con decreto del 5 ottobre 2018 il MISE ha inoltre approvato il Nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze per favorire la transizione verso la tecnologia 5G.
Nel periodo 28 ottobre – 22 novembre si svolgerà in Egitto la prossima Conferenza Radio Mondiale (WRC19) dell’ITU (Agenzia dell’Onu del settore delle telecomunicazioni). La WRC si riunisce ogni quattro anni ed ha il compito di rivedere il Regolamento Radio, il trattato internazionale che disciplina l’uso dello spettro delle radiofrequenze e le orbite geostazionarie e non geostazionarie satellitari. Il Regolamento Radio, così modificato, deve poi essere recepito a livello nazionale con il Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, costituente la base normativa per qualunque assegnazione di frequenze in Italia. Fra i temi più rilevanti in discussione c’è la possibile individuazione di nuove bande di frequenza da destinare al servizio mobile, la revisione dell’uso dello spettro nella banda 470-960 MHz (banda utilizzata nella parte bassa dal servizio televisivo e in quella alta dal servizio mobile a 4G e 5G).
In considerazione dello sviluppo dei sistemi 5G, considerati un obiettivo strategico nazionale, prosegue il monitoraggio delle sperimentazioni 5G autorizzate dal Ministero nelle città Bari, L’Aquila, Prato, Matera, Milano, in virtù di quanto previsto dall’aggiudicazione – a seguito di procedura selettiva ad evidenza pubblica avvenuta nel 2017 – dei progetti per la realizzazione di sperimentazioni pre-commerciali nella porzione di spettro 3.6 – 3.8 GHz.
Tali sperimentazioni vengono monitorate dal Ministero, con il supporto tecnico della Fondazione Ugo Bordoni. Il 2018 è stato prevalentemente incentrato sulla realizzazione delle nuove reti, mentre quest’anno le attività si sono incentrate sui casi di applicazione nei diversi campi: dalla salute (diagnostica remota, ospedali di e-learning), all’industria (digitalizzazione dei processi, robotica collaborativa, catena di produzione), al monitoraggio ambientale (ambiente intelligente, infrastrutture intelligenti), alla mobilità e alla sicurezza stradale (guida assistita, logistica, monitoraggio della superficie stradale), al turismo e alla cultura (visite virtuali, realtà aumentata), all’agricoltura (agricoltura di precisione, monitoraggio della produzione – basato sulla tecnologia blockchain), alla sicurezza pubblica (sicurezza della popolazione e supporto per l’applicazione della legge), a porti e città (monitoraggio, logistica, ecc.); all’energia (smart grid e ottimizzazioni), alle università (campus intelligente).
Il forte interesse degli operatori per lo sviluppo del 5G ha portato anche all’avvio di sperimentazioni private che si sono affiancate alle sperimentazioni ufficiali del MISE, in particolare in tema di sicurezza delle infrastrutture stradali e smart road.
Da ultimo, con decreto interministeriale con il Ministero dei trasporti abbiamo disposto un finanziamento per progetti finalizzati alla sicurezza delle infrastrutture stradali da realizzare nell’area territoriale di Genova attraverso sperimentazioni basate sulla tecnologia 5G. A seguito della pubblicazione a giorni del decreto in Gazzetta Ufficiale sarà pubblicato un avviso per selezionare dei progetti sperimentali basati sulle reti 5G focalizzati su attività di monitoraggio delle infrastrutture viarie a cui è destinato il finanziamento MISE pari a 2 milioni di euro.
Il MISE ha creato quindi tutte le condizioni per il prossimo lancio commerciale dei servizi 5G prestando una particolare attenzione alla tutela degli interessi strategici nazionali attraverso una normativa ad hoc che garantisca la sicurezza delle nuove reti e che in questa fase abbiamo il compito di rendere pienamente operativa in tempi rapidi.
Cybersecurity
Il ruolo del MISE per la sicurezza cibernetica nazionale
Con la direttiva (UE) 2016/1148, nota come Direttiva NIS, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 65 del 2018, sono state introdotte disposizioni volte a conseguire un elevato livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione Europea. In particolare, tale normativa ha previsto:
- l’individuazione delle Autorità competenti nazionali nei settori strategici identificati a livello europeo (energia, infrastrutture e servizi digitali, trasporti, settore bancario e infrastrutture dei mercati finanziari, sanità, fornitura e distribuzione di acqua potabile);
- l’individuazione dei cosiddetti operatori di servizi essenziali (OSE) nei settori individuati e la previsione delle misure tecnico-organizzative che questi operatori devono adottare per ridurre il rischio e limitare l’impatto di incidenti informatici, unitamente all’obbligo di notifica di eventi che presentino un rilevante impatto sulla continuità dei servizi e che, quindi, si riflettano sulla collettività;
- la designazione di un “punto di contatto unico” di interfaccia verso l’Unione europea, individuato nel DIS;
- la costituzione, infine, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che a tal fine può avvalersi anche dell’Agenzia per l’Italia digitale (AGID), di un unico Centro nazionale per la gestione e prevenzione degli incidenti informatici – Computer Security Incident Response Team (CSIRT), che cooperazione con gli omologhi organismi europei.
Nel frattempo, i preesistenti CERT nazionale italiano – che opera presso il Mise – e quello della Pubblica Amministrazione (CERT-PA) operante presso l’AGID hanno rafforzato la loro collaborazione, per svolgere congiuntamente il ruolo e le funzioni del CSIRT, e continuano a svolgere compiti di prevenzione e risposte ai cyber attacchi.
In base ad un decreto del 26 ottobre 2018, il Ministero dello sviluppo economico – Istituto superiore delle comunicazioni e tecnologie dell’informazione (ISCTI) svolge la funzione di Autorità NIS per i settori energia, infrastrutture e servizi digitali.
Dopo aver individuato gli operatori dei servizi essenziali (OSE) nei settori di nostra competenza e contestualmente, istituito l’elenco nazionale degli OSE individuati dalle Autorità competenti in tutti i settori indicati (D.M. 9 novembre 2018), sono state inoltre emanate le linee guida che gli operatori OSE dovranno adottare con riferimento alle misure di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi e la segnalazione degli incidenti con impatto rilevante sulla fornitura dei servizi essenziali.
È infine attualmente in corso l’iter per l’adozione di un DPCM., su proposta del MISE di concerto con il Ministero della pubblica amministrazione, relativo all’organizzazione e al funzionamento del Comitato di raccordo tra le medesime Autorità competenti NIS, il CSIRT italiano ed il punto di contatto unico verso l’Europa, collocato presso il Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza.
Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale
In merito all’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica, presso è stato istituito il 15 febbraio scorso un Centro di valutazione e certificazione nazionale per la verifica dell’affidabilità della componentistica ICT destinata ad infrastrutture critiche e strategiche.
Il Centro rappresenta un tassello fondamentale per la sicurezza cibernetica del Paese e la garanzia della sua piena operatività costituisce una priorità strategica nell’azione del Ministero che dirigo.
In questa prospettiva siamo al momento in attesa dell’adozione da parte del MEF del decreto di assegnazione dello stanziamento pari a 3,2 milioni di euro per il corrente esercizio finanziario, sulla base del DPCM di riparto del fondo Legge 205/2017 per il rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato.
Tale fondo è essenziale per l’avvio dell’operatività del CVCN, in quanto potrà consentire di stipulare accordi di collaborazione con Enti di ricerca al fine di realizzare laboratori per l’esecuzione di test e sperimentazioni.
In assenza di tali fondi, il CVCN non potrà garantire il regolare avvio e funzionamento.
Si è altresì in attesa della formalizzazione di un finanziamento da parte del DIS per la realizzazione del laboratorio per le verifiche della sicurezza dell’hardware e delle funzionalità non dichiarate dal costruttore.
Perimetro di sicurezza nazionale
Nel contesto descritto il decreto-legge sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (D.L. n. 105/19), attualmente in fase di conversione, rappresenta un ulteriore passo in avanti nella strategia messa in campo sulla sicurezza cibernetica determinando le modalità per l’individuazione dei soggetti pubblici e privati che sono inclusi nel perimetro di cybersecurity.
L’obiettivo è quello di assicurare un elevato livello di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato ovvero la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali.
Essi dovranno, pertanto, adottare specifiche misure di sicurezza definite e verificate dal Ministero dello sviluppo economico in relazione al settore privato.
Il provvedimento prevede anche disposizioni per incrementare un procurement più sicuro per i soggetti inclusi nel perimetro nel caso in cui procedano all’affidamento di forniture di beni e servizi ICT destinati ad essere impiegati su reti, sistemi e servizi di particolare rilevanza. Le attività di verifica obbligatorie sarebbero condotte dal CVCN presso il Ministero dello sviluppo economico.
In particolare, per far fronte a tale complessa attività che riguarda anche la sicurezza delle reti di tecnologia 5G, è prevista l’assunzione di personale (n. 77 unità) presso il MISE per assicurare il regolare funzionamento del CVCN.
Entro i prossimi 12 mesi sarà necessario definire, con regolamento, le modalità con cui il CVCN dovrà effettuare la valutazione del rischio, eventualmente imponendo condizioni e test di hardware e software, con conseguente vincolo per i relativi bandi di gara e contratti.
Tale nuova normativa anticipa, peraltro, quanto previsto dal Regolamento UE 2019/881, noto come CYBER ACT, che rivede il mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza e introduce uno Schema Unico di Certificazione a livello europeo.
Il Regolamento europeo prevede infatti l’introduzione del principio che in ogni Stato Membro si debba costituire un’Autorità Nazionale di certificazione.
Al riguardo tengo a precisare che per rispettare i tempi del regolamento in merito alla designazione dell’Autorità di certificazione nazionale, è stato già predisposto uno schema di DPCM per l’affidamento dei compiti dell’Autorità di certificazione al Ministero dello sviluppo economico.
Nel frattempo è stato predisposto il testo dei criteri di delega per l’implementazione del regolamento nell’ambito del disegno di legge di delegazione europea proponendo anche in tale ambito il Ministero dello sviluppo economico quale Autorità nazionale di certificazione.
Sicurezza delle reti 5G – Golden Power
La flessibilità architetturale delle reti 5G rende la sicurezza un tema veramente complesso da gestire, in quanto le relative architetture saranno composte da una pluralità di segmenti che vanno dalla parte di accesso radio fino alla rete core con una vastità di terminali che svolgono funzioni sempre più complesse. Avremo quindi un insieme molto ampio di elementi che presenteranno diversi aspetti di vulnerabilità.
Inoltre, la stessa gestione delle risorse, pensata per essere attuata in maniera virtuale e dinamica, con procedure sia centralizzate che distribuite, potrebbe essere sede di attacchi mai affrontati finora nelle attuali reti mobili.
Il 26 marzo scorso la Commissione europea ha raccomandato una serie di azioni e misure operative volte a rivedere e rafforzare le vigenti norme di sicurezza in questo settore per assicurare che riflettano l’importanza strategica delle reti 5G, nonché l’evoluzione delle minacce.
In tale contesto, entro la fine di giugno 2019, ogni Stato Membro ha completato la valutazione nazionale dei rischi ed aggiornato i requisiti di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di rete includendo condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche.
Nei prossimi mesi la Commissione provvederà, pertanto, ad elaborare il documento di valutazione del rischio 5G che sarà utilizzato come base per definire eventuali misure di sicurezza.
Considerati i rischi che potrebbero derivare dalla nuova tecnologia, nell’ordinamento nazionale è già operativa la normativa sull’esercizio dei poteri speciali del Governo (decreto legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito con modificazioni dalla L. 11 maggio 2012, n. 56) – cd. GOLDEN POWER, volta a tutelare interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale nonché gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
Recentemente – con il decreto-legge n. 22/2019, convertito nella legge n. 41/2019 – è stato introdotto l’articolo 1-bis che estende l’esercizio dei poteri speciali ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G.
In particolare, si prevede l’obbligo per gli operatori nazionali di notificare al Governo alla stipula di contratti o accordi con soggetti extra europei aventi ad oggetto l’acquisto di beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti inerenti i servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, ovvero l’acquisizione di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione.
Su tale base, lo scorso 5 settembre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, ha esercitato i poteri speciali in relazione all’acquisto di beni e servizi da parte degli operatori Linkem, Vodafone, Tim, Wind Tre e Fastweb.
L’impegno del MISE, quale Ministero guida sul fronte della sicurezza cibernetica, è massimo e l’approccio che caratterizzerà la mia azione come Ministro sarà incentrato sull’assicurare la più ampia protezione dei nostri interessi nazionali, in coordinamento con gli altri organismi competenti, con il minimo sacrificio degli interessi di natura commerciale degli operatori che quotidianamente si confrontano con il nostro Ministero.
Piazza Wi-Fi Italia e SINFI
Insieme ai grandi piani strategici sopra descritti, il MISE ha, nel corso del tempo, promosso due progetti, Piazza Wi-Fi Italia e SINFI (Catasto delle infrastrutture del sottosuolo), che nel corso del mio mandato intendo ulteriormente rafforzare.
Piazza Wi-Fi Italia
Con la pubblicazione del Regolamento europeo sulla promozione della connettività Internet nelle comunità locali (n. 1953 del 25 ottobre 2017), le istituzioni comunitarie hanno voluto dare un deciso slancio allo sviluppo di una piattaforma unica di accesso gratuito ad internet tramite tecnologia Wi-Fi.
Il Ministero dello sviluppo economico, in questo contesto, ha avviato una serie di azioni volte a diffondere su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree più svantaggiate, punti di accesso gratuiti per i cittadini ed i turisti.
Particolare attenzione è stata posta agli interventi infrastrutturali nei Comuni colpiti dal sisma del 2016 e del 2017 e a quelli con popolazione inferiore ai 2000 abitanti.
Attualmente nell’ambito del progetto Piazza Wi-Fi Italia promosso dal MISE in collaborazione con Infratel Italia S.p.A. sono stati attivati 230 Comuni su un totale di 705 e si prevede di completare l’intervento entro giugno del 2020 in funzione anche del tasso di registrazione dei Comuni alla piattaforma on line dedicata.
Al fine di estendere la rete WiFi nei Comuni, con particolare attenzione ai piccoli Comuni e alle zone periferiche delle comunità piccole, medie e grandi, il Ministero ha approvato il piano tecnico operativo del progetto Piazza WiFi Italia con una dotazione di 45 milioni di € (individuati con delibera CIPE numero 61 del 25 ottobre 2018).
Il piano tecnico prevede complessivamente la costruzione di 37.892 nuovi punti WiFi in 5.378 comuni italiani e successivamente l’integrazione e federazione delle reti di accesso Wi-Fi, pubbliche e private controllate da un sistema centrale di autenticazione.
Si tratta di uno sforzo senza precedenti per dotare il nostro Paese di un sistema di connessione Wi-Fi moderno e capillare gestito attraverso un’app dedicata. Nel mese in corso Infratel Italia S.p.A. concluderà le procedure di gara per la selezione dei fornitori, secondo quanto previsto dal piano tecnico, così da dare ulteriore slancio al progetto che sta riscuotendo un grande interesse da parte delle comunità locali.
Il mio intendimento è di continuare a promuovere il progetto favorendo la federazione di reti Wi-Fi pubbliche già esistenti, penso a Roma Capitale o alla Regione Emilia Romagna che già hanno espresso un interesse in questa direzione, e investendo sulla realizzazione di servizi che insistano sulla rete pubblica a beneficio di cittadini e turisti.
SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture)
Il SINFI nasce dall’esigenza di mappare le infrastrutture del sottosuolo per rispondere efficacemente in caso di calamità naturali attraverso un’adeguata mappatura del sottosuolo e semplificare le attività degli operatori delle utilities, oltre che la vita dei cittadini, nelle opere di scavo.
L’istituzione del SINFI, il Catasto del Sottosuolo, vuole dare contezza del dispiegamento, su tutto il territorio nazionale, delle reti dei servizi, siano essi di Telecomunicazioni o di Utility quali acque, elettricità, gas e teleriscaldamento.
Il sistema SINFI realizzato in Italia e installato sul datacenter del MISE, è stato aperto al pubblico nella sua prima release ad aprile 2018, ha raccolto e reso disponibili una molteplicità di informazioni relative a tutti i principali operatori di Telecomunicazioni, Elettricità, illuminazione pubblica, gas e gestione delle acque, offrendo importanti vantaggi agli operatori ed agli enti territoriali chiamati rispettivamente a realizzare e verificare progetti per il dispiego di nuove reti.
Tra le principali criticità del sistema messo in campo vi è la difficoltà per le amministrazioni pubbliche e per gli operatori di conferire dati aggiornati al catasto. Per superare questa criticità e rendere il SINFI pienamente operativo il MISE ha messo in campo una serie di azioni regolamentari ed operativo che intendo ulteriormente rafforzare.
Anzitutto è stata avviata un’attività sanzionatoria nei confronti degli operatori inadempienti ed è, altresì, in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il DM che regola l’accesso e la condivisione dei dati presenti sul SINFI.
Sotto il profilo operativo il Ministero ha stanziato 5 milioni di euro per sostenere i comuni e gli altri enti locali coinvolti nell’attività di conferimento dei dati al SINFI.
Stiamo raccogliendo i primi frutti di quest’attività coordinata tanto che si è passati da 50 operatori che avevano conferito i dati disponibili a luglio 2018 a 533 nel mese di settembre 2019 con una decisa e irreversibile inversione di tendenza che vede solo 195 operatori ancora inadempienti (circa il 20% del totale operatori obbligati).
Nella mia azione ministeriale intendo rafforzare questo strumento arrivando, nel più breve tempo possibile, alla realizzazione di un Catasto delle Infrastrutture completo e aggiornato e che possa essere utile e funzionale per cittadini e imprese.
In questa direzione il MISE in collaborazione con Infratel Italia S.p.A. e Talent Garden ha organizzato per i prossimi 19 e 20 ottobre qui a Roma il primo Datathon del SINFI, una gara di idee rivolta a sviluppatori, designer, esperti di comunicazione con l’intento di migliorare e rendere maggiormente usabile il software di funzionamento del SINFI.
Tecnologie emergenti (AI, Blockchain, Internet delle Cose)
Insieme alla costruzione di infrastrutture di telecomunicazioni diffuse sul territorio nazionale solide e sicuro e necessario che il Ministero dello Sviluppo Economico svolga un ruolo propulsivo nella costruzione e sperimentazione dei servizi che viaggiano sulle reti o abilitati dalle reti di nuova generazione.
Su questo fronte è mia intenzione dare continuità e nuovo impulso a quanto fatto nella precedente gestione del MISE sul fronte delle tecnologie emergenti tanto sul versante comunitario, confermando e rafforzando la partecipazione italiana a progetti europei di interesse strategico come l’IPCEI sulla microelettronica, quanto sul versante nazionale posizionando l’Italia tra i Paesi leader a livello europeo nell’utilizzo e sperimentazione delle tecnologie emergenti in settori strategici per il nostro Paese quali la tutela del made in Italy e la sostenibilità ambientale.
Strategie nazionali AI e Blockchain
Nel mese di dicembre 2018 il MISE ha svolto le selezioni per i Gruppi di esperti di alto livello per l’elaborazione la Strategia Nazionale sull’intelligenza artificiale (AI) e la Strategia Nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e Blockchain.
I Gruppi di esperti selezionati, composti da 30 esperti per ciascun gruppo, si sono incontrati in Plenaria tra gennaio e maggio del 2019, strutturandosi in sottogruppi. Per il Gruppo Intelligenza Artificiale: etica e alla normativa, ricerca e sviluppo tecnologico, economia dei dati e pubblica amministrazione. Per il Gruppo Blockchain: Casi d’uso- mappatura e condizioni di replicabilità, quadro normativo- sandboxes e vulnerabilità, monete digitali, sistema dei pagamenti e fintech, Educazione, competenze e consapevolezza, potenziamento dei servizi della pubblica amministrazione.
Il gruppo di esperti Intelligenza Artificiale ha elaborato un documento di Proposte per una Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale che è già stato sottoposto a consultazione pubblica. Il gruppo di esperti Blockchain prevede di consegnare un documento di Proposte per una Strategia italiana per la Blockchain nelle prossime settimane.
Ritengo essenziale completare il processo di redazione delle Strategie Nazionali ed a questo fine, coordinandomi con la Ministra Pisano, provvederò nelle prossime settimane a coinvolgere i dicasteri interessati con l’intento di finalizzare le Strategie per poi presentare le stesse a livello comunitario. Si tratta di un’attività nella quale credo molto anche in termini di acquisizione di consapevolezza di tutto il Governo circa la centralità di queste politiche per lo sviluppo economico e sociale del Paese nei prossimi anni.
Case delle Tecnologie Emergenti
Con delibera CIPE n. 61 del 25 ottobre 2018 sono stati stanziati 45 milioni di euro per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione.
Con decreto del 26 marzo, modificato dal decreto del 5 giugno 2019, è stato adottato il “Programma di supporto tecnologie emergenti nell’ambito del 5G”, diviso in due Assi di intervento: Asse I – Casa delle tecnologie emergenti dotazione: 40 milioni; Asse II – Progetti di ricerca e sviluppo per favorire la trasformazione tecnologica di PMI e startup innovative con una dotazione di 5 milioni.
L’Asse I ha previsto uno specifico intervento per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti (sul modello inglese “Digital Catapult”), veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di startup e, il trasferimento tecnologico verso le PMI, sui temi aventi ad oggetto l’utilizzo del Blockchain, dell’IoT e dell’Intelligenza Artificiale, scegliendo le sedi nelle città oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento del Programma citato. Il decreto prevede che la prima Casa della tecnologia venga realizzata a Matera, Capitale europea della cultura 2019.
Nell’ambito dell’Asse II, il 5 agosto scorso il MISE ha avviato il primo bando per 5 milioni di euro aperto fino al 4 novembre prossimo rivolto Pubbliche amministrazioni, gli Enti pubblici, le Agenzie, gli Enti di ricerca e le Università, per la realizzazione di specifici progetti di sperimentazione e ricerca, orientati all’utilizzo delle tecnologie emergenti, attuati attraverso la cooperazione tra più soggetti, in collaborazione con gli operatori titolari di frequenze utilizzabili per il 5G, PMI e startup innovative.
L’obiettivo è quello di realizzare progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, basati sull’utilizzo delle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione realizzati da Enti pubblici, Agenzie, Enti di ricerca, e Università, che possano costituire dei volani per lo sviluppo imprenditoriale sul territorio, con particolare riferimento alle PMI ed alle startup innovative e favorire il trasferimento tecnologico verso tali categorie di imprese. I progetti dovranno sviluppare servizi e soluzioni che ricadano nei seguenti ambiti: creatività, audiovisivo e intrattenimento; logistica; green economy; tutela e valorizzazione del made in Italy.
L’obiettivo più prossimo della mia azione ministeriale è quello di portare a compimento questo importante programma finanziando i progetti in via di presentazione da parte dei comuni per le case delle tecnologie emergenti, a partire da Matera capitale europea della cultura 2019 per la quale saranno destinati 15 milioni di euro. A questo proposito una delle richieste del MISE in legge di bilancio riguarderà il rifinanziamento di questo programma in modo da garantire una diffusione capillare delle case delle tecnologie emergenti su tutto il territorio nazionale anche in considerazione del grande interesse manifestato dai comuni e dalle sinergie evidenti che questo programma può innescare con il Fondo Nazionale Innovazione, attualmente in fase di startup, sotto la regia del MISE e di Cassa depositi e prestiti. Inoltre, sempre sul fronte della sperimentazione delle tecnologie emergenti è in fase avanzata l’interlocuzione con il MEF per la costituzione del Fondo per la sperimentazione delle tecnologie emergenti presso il MISE, così come previsto dall’ultima legge di bilancio.
Presidenza della European Blockchain Partnership e adesione al MED7
Accanto alle sperimentazioni in corso nel nostro Paese nel corso dell’ultimo anno il MISE ha portato avanti un’intensa attività a livello internazionale che intendo proseguire e rafforzare.
Il 9 luglio 2019 l’Italia ha ottenuto la Presidenza della European Blockchain Partnership (EBP) insieme a Svezia e Repubblica Ceca. L’intento è conferire all’Italia un ruolo di leadership nell’ambito dei progetti europei sulla Blockchain. Si tratta di un’opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l’utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini ed imprese rafforzando la cooperazione in ambito UE.
Il 4 dicembre 2018 è stata inoltre sottoscritta la dichiarazione per lo sviluppo della Blockchain in ambito MED7, il gruppo costituito da sette Paesi del Sud Europa (Italia, Spagna, Francia, Malta, Cipro, Grecia e Portogallo). Sempre nell’ambito del MED7, nella scorsa settimana, il MISE ha sottoscritto una dichiarazione sul futuro dell’ecosistema digitale nel Sud dell’Europa e un Memorandum d’Intesa per la cooperazione e condivisione delle migliori esperienze maturate riguardo le tecnologie basate su registri elettronici distribuiti. Per i paesi del sud Europa, la Blockchain e, più in generale, le tecnologie basate sui registri distribuiti, possono essere un volano per promuovere le specificità dei nostri territori e tutelare i nostri prodotti da frodi e contraffazioni. In questa direzione abbiamo proposto che la prossima riunione ministeriale MED7 su Blockchain si tenga in Italia, a Bari, nel mese di febbraio 2020 con un focus specifico sull’utilizzo della Blockchain per la protezione dei nostri prodotti in linea con la sperimentazione MISE-IBM sulla filiera del tessile, conclusa nelle scorse settimane, e che sarà ufficialmente presentata nel prossimo mese di novembre.
Infine, sempre sul fronte internazionale è opportuno sottolineare come l’OCSE stia conducendo proprio in Italia il primo studio in Europa, finanziato dal MISE, che ha come oggetto lo sviluppo dell’ecosistema blockchain italiano e la valutazione dell’impatto che le policy messe in campo hanno determinato sull’ecosistema nazionale.
Lo studio si focalizzerà sulle implicazioni di questa tecnologia emergente su startup e piccole e medie imprese italiane. Sono continue le interlocuzioni con gli Uffici dell’OCSE per organizzare al meglio le interlocuzioni con i centri di ricerca e le imprese italiane sul nostro territorio. Un altro segnale dell’attenzione anche internazionale verso l’azione del MISE su questo terreno e della leadership che nei prossimi mesi ed anni intendiamo consolidare e rilanciare.
Politiche per il settore radiotelevisivo
Il settore radiotelevisivo è senza dubbio tra quelli maggiormente incisi dall’avvento del digitale e delle nuove tecnologie. In questi ultimi mesi abbiamo assistito e stiamo assistendo ad una profonda trasformazione del settore sotto un profilo tecnologico nella fruizione dei contenuti audiovisivi e con un mercato che registra alleanze tra operatori tradizionali e nuovi fornitori di contenuti che anche solo qualche anno fa apparivano impensabili.
Il MISE svolge un ruolo cruciale nel governo del settore di riferimento e nei prossimi anni saremo impegnati su due fronti fondamentali. Da un lato in ragione della necessità di recepire la direttiva 2018/1808 che modifica la direttiva 2010/13/UE sui servizi media audiovisivi avremo la possibilità di incidere profondamente su un assetto regolamentare ormai non più in grado di sostenere gli operatori nel processo di trasformazione in atto. Si tratta di un’occasione storica che come Paese non possiamo perdere. Occasione da sfruttare intervenendo con decisione sull’attuale assetto regolamentare, in coordinamento con le autorità indipendenti di settore, per assicurare un mercato più concorrenziale ed un complessivo assetto maggiormente rispettoso del pluralismo informativo. Una sfida che come MISE raccoglieremo coinvolgendo i migliori esperti del settore nell’intento di ammodernare un sistema analogico e non più al passo con i tempi.
Sotto altro profilo è nella responsabilità del MISE governare il processo, in atto, di liberazione della banda 700MhZ assicurando le più ampie garanzie per i cittadini e gli operatori coinvolti.
Liberazione Banda 700Mhz
Il passaggio al 5G mediante il rilascio definitivo delle frequenze in banda 700MHz aggiudicate dagli operatori delle TLC nell’asta pubblica dello scorso anno (che ha portato nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro), richiede un rilevante impegno da parte del Ministero, con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti (entro il 20 giugno 2022) il riassetto dell’intero settore televisivo.
Con decreto dell’8 agosto 2018 per armonizzare, coordinare le attività di rilascio della banda 700MHz, favorire lo sviluppo della tecnologia 5G ed elaborare strumenti volti a favorire la trasformazione digitale del settore televisivo (da DVB-T al DVB-T2), è stato costituito il Tavolo TV 4.0 per avviare, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il processo di liberazione delle frequenze in bada 700 MHz a favore del 5G e per definire le modalità e le tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT-2.
Con la Legge di Bilancio 2019, all’esito di un confronto con tutti gli stakeholder interessati nell’ambito del citato Tavolo, si è operata una riforma complessiva del sistema di ripartizione delle frequenze in vista della liberazione della Banda 700.
Con Decreto Ministeriale 19 giugno 2019, sempre all’esito di un articolato e fruttuoso confronto con gli operatori del settore, è stata approvata la nuova roadmap che traccia le tempistiche per la liberazione della banda 700.
La nuova roadmap suddivide il territorio nazionale in quattro aree geografiche, prevede l’attivazione della codifica DVBT/MPEG-4 nell’ultimo quadrimestre 2021 e dello standard DVBT-2 a livello nazionale nel periodo tra il 21 giugno 2022 e il 30 giugno 2022, ferma restando la facoltà per gli operatori di attivare la codifica DVBT/MPEG-4 o lo standard DVBT-2 prima delle scadenze previste. Il decreto prevede, inoltre, la rottamazione volontaria anticipata delle reti per gli operatori in ambito locale che lo richiedano, con corresponsione anticipata dell’indennizzo previsto dalla legge.
Sono state, altresì, pubblicate il 22 luglio 2019 le linee guida per la formazione delle graduatorie per gli operatori in ambito locale, a tutela delle emittenti locali che irradiano in province non coperte da reti di secondo livello. Le linee guida, in maniera significativa e venendo incontro alle richieste degli operatori, prevedono l’obbligo per gli aggiudicatari di garantire un prezzo riproporzionato in base alla popolazione delle province interessate. A tutela del pluralismo locale sono, inoltre, previsti vincoli di aggiudicazione di più reti su medesimo territorio da parte di uno stesso soggetto.
Si è inoltre conclusa la procedura per la conversione diritti d’uso esistenti, per gli operatori nazionali in diritti di capacità trasmissiva in un nuovo sistema a regime (entro il 30 giugno 2022) che assicura, pur con un numero inferiore di frequenze rispetto all’attuale situazione, di utilizzare maggiore capacità trasmissiva.
Per rispettare le scadenze stabilite dal Legislatore, il Ministero, anche grazie al lavoro del tavolo TV 4.0, è ora pronto ad affrontare le procedure di gara per selezionare gli operatori di rete più efficienti che dovranno mettere a disposizione la capacità trasmissiva ai fornitori di servizi media audiovisivi locali. Questi saranno, a loro volta, selezionati con altri bandi di gara nelle aree tecniche individuate nella nuova pianificazione delle frequenze da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM).
Successivamente, si dovranno completare le procedure di assegnazione dei diritti d’uso delle nuove reti agli operatori nazionali; procedure che hanno avuto inizio, lo scorso agosto, con l’assegnazione provvisoria dei primi 10 MUX pianificati dall’AGCOM e che si concluderanno con una gara onerosa, sulla base di criteri che saranno adottati dalla stessa AGCOM, per assegnare due ulteriori MUX nazionali (suddivisi, ciascuno, in due lotti) e pervenire, pertanto, all’assegnazione definitiva di tutti i 12 MUX pianificati.
Inoltre, il Ministero a breve predisporrà – previa consultazione nell’ambito del tavolo Tv 4.0 – anche un altro Decreto interministeriale, ossia quello che definisce le regole e le procedure per indennizzare gli operatori di rete televisive locali che dovranno perdere il loro diritto d’uso delle frequenze per consentire il passaggio al 5G. L’indennizzo erogato ad ogni operatore di rete, verrà quantificato sulla base dell’ammontare complessivamente stanziato dalla legge di bilancio 2018, pari a circa 303 milioni di euro .
Si tratta di un processo che vede impegnato il MISE in tutte le sue articolazioni e che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi e anni con l’intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambio tecnologico.
Non sono ammessi ritardi e ritengo che, con il contributo di tutti gli attori coinvolti proseguendo un dialogo virtuoso con il Ministero, possiamo raggiungere gli ambiziosi risultati che ci siamo posti nei tempi stabiliti.
Voucher per decoder e smart TV
Un tassello fondamentale dello switch-off che è alle porte è rappresentato dalla necessità di assicurare che le fasce deboli della popolazione siano poste nelle condizioni di fruire della nuova TV digitale.
La legge di Bilancio 2019 ha stanziato 151 milioni di euro in favore dei cittadini con ISEE fascia 1 e 2 per l’acquisto di decoder televisori abilitati alla ricezione del nuovo segnale, per evitare disagi agli utenti finali che potrebbero derivare dalle trasformazioni tecnologica delle reti televisive sia nazionali che locali e, quindi, dalla necessità di adeguare anche i televisori.
Il Decreto attuativo, in fase di finalizzazione di concerto con il MEF, prevede di ìerogare contributi fino a 50 euro (immediatamente utilizzabile tramite un corrispondente sconto sul prezzo di vendita praticato dai rivenditori, sin dalle festività natalizie) alle famiglie meno abbienti per l’acquisto di decoder o di nuovi TV adeguati a trasmettere con le nuove tecnologie DVB-T2/HEVC. Tale importante misura che ha avuto lo scorso 10 settembre l’autorizzazione dalla Commissione europea, avrà una durata triennale e sarà accompagnata da apposite campagne e azioni informativa per spiegare agli utenti tali cambiamenti e guidarli verso la conversione dei loro apparati televisivi, minimizzandone l’impatto. Anche sotto questo profilo è mio intendimento richiedere in legge di bilancio un nuovo finanziamento della misura per allargare la platea dei beneficiari.
Servizio Pubblico Radiotelevisivo – RAI
La RAI riveste un ruolo centrale nelle politiche per il sistema radiotelevisivo messe in campo dal Ministero dello Sviluppo Economico.
In attuazione del Contratto di servizio MISE-RAI, sono state istituite le tre Commissioni paritetiche previste dal nuovo contratto di servizio con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
Sono state approvate le linee guida operative cui dovranno essere ispirate le intese tra la stessa azienda e le associazioni di categoria dei produttori, maggiormente rappresentative, in ordine alla durata e all’ambito dei diritti di sfruttamento radiofonico, televisivo e multimediale ha concluso il proprio lavoro con la pubblicazione delle linee guida il 19 luglio 2019.
Sono state avviate una serie di iniziative volte a favorire la trasformazione digitale della RAI in linea con quanto previsto nel nuovo piano industriale. Il 24 giugno 2019, in collaborazione con il Comune di Torino, ha preso il via la prima sperimentazione della tecnologia 5G in ambito audiovisivo. Il Centro Ricerche Rai – nel corso dello spettacolo in piazza in occasione delle celebrazioni di San Giovanni – ha sperimentato la diffusione di immagini ad alta definizione 5G in modalità broadcast.
La scorsa settimana la componente del Ministero dello Sviluppo economico della Commissione paritetica prevista dal Contratto nazionale di servizio ha formulato le determinazioni di propria competenza ritenendo il Piano industriale della Rai per il triennio 2019-2021 compatibile con quanto previsto dal Contratto stesso. La Commissione paritetica ha convenuto, inoltre, di monitorare la tempistica di attuazione del Piano attraverso riunioni bimestrali.
Ritengo che la RAI possa e debba svolgere un ruolo trainante nella trasformazione digitale del Paese e in questa direzione il nuovo piano industriale pone un’attenzione particolare, in linea con il contratto di servizio, allo sviluppo digitale del servizio pubblico radiotelevisivo. Come Ministero sosterremo, nei limiti delle nostre attribuzioni, lo sforzo che sarà condotto dalla RAI come traino per l’intero sistema radiotelevisivo nazionale.
Radio Digitale (DAB+)
Un ulteriore tassello fondamentale della strategia digitale che come Ministro intendo proseguire e rafforzare riguarda il passaggio dall’analogico al digitale del sistema radiofonico.
Dopo anni di attesa la legge di bilancio 2019 ha disposto la pianificazione e assegnazione delle frequenze in VHF per la radiofonia digitale e, solo ove necessario, per il servizio televisivo digitale terrestre. Conseguentemente con Piano definito da AGCOM, con il rilascio della banda 700MHz ed il riassetto del sistema televisivo ci sarà la disponibilità di un numero maggiore di frequenze per la radio digitale.
Il MISE sta inoltre effettuando ad una serie di incontri di coordinamento con gli Stati radio elettricamente confinanti, per ottenere un maggior numero di frequenze coordinate per l’Italia o comunque una migliore distribuzione delle stesse rispetto all’Accordo di Ginevra 06, per consentire la pianificazione sia di una rete tv che reti nazionali e locali in numero adeguato per la radio digitale.
Per supportare la diffusione di apparecchi riceventi con il sintonizzatore digitale, con la legge n. 205/2017 è stato previsto l’obbligo di vendere all’ingrosso dal 1° giugno 2019 e al dettaglio dal 1° gennaio 2020, apparecchi con il sintonizzatore digitale integrato negli apparecchi dotati di sintonizzatore della radio analogica. Detta previsione ha anticipato quanto poi disposto dal nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, da recepire entro il 21 dicembre 2020, che ha incluso una disposizione analoga per le autovetture di nuova immatricolazione, lasciando la possibilità per gli Stati membri di estendere la prescrizione ad altri apparecchi a condizione di limitare l’impatto sul mercato dei ricevitori di radiodiffusione di valore modesto ed escludendo i prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio.
Nelle more del recepimento del Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche è stata emanata una norma transitoria (la legge n. 55/2019) al fine di armonizzare le due disposizioni normative. Attualmente, a seguito dell’approvazione di uno specifico ordine del giorno, è stata effettuata una consultazione pubblica con gli stakeholders ed è in corso di definizione la categoria di prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio. Si tratta di uno sforzo di chiarezza che intende ulteriormente dare impulso allo sviluppo della radio digitale nel nostro Paese che, come in altri settori, guida la trasformazione digitale del settore a livello europeo.
Servizio Postale
La trasformazione digitale investe in maniera totalmente trasformativa il settore postale e anche su questo fronte abbiamo, nei prossimi mesi, un’occasione in qualche modo storica per orientare lo sviluppo di questo settore.
Infatti, risulta in scadenza il Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane S.p.A. per l’erogazione del servizio postale universale.
Negli scorsi mesi sono state già avviate le procedure per il rinnovo del Contratto di servizio per il successivo quinquennio con Poste Italiane – quale concessionario del servizio universale postale fino al 2026.
Sullo schema di contratto sono stati acquisiti i pareri favorevoli di AGCOM e del Ministero dell’economia e delle finanze e si è già provveduto ad inoltrare la pre-notifica alla Commissione europea ai sensi della normativa in materia di “Aiuti di Stato”.
Sarà mia cura, peraltro, trasmettervi quanto prima il testo per l’acquisizione del previsto parere.
Il nuovo Contratto, ad invarianza dei costi a carico dello Stato, in aggiunta agli attuali obblighi di servizio universale, prevede la promozione di forme innovative di servizi utili ai cittadini, alle imprese ed alle pubbliche amministrazioni.
Mantenendo una rete capillare di c.a. 12.800 Uffici sul territorio nazionale, Poste Italiane è in grado di assicurare un servizio di prossimità per i cittadini che, nell’ottica di una sempre maggiore digitalizzazione dei servizi postali, consente di fornire un concreto supporto alle fasce di utenza residenti nelle aree interne del Paese o con minore densità abitativa.
In particolare, nel nuovo contratto di servizio si prevede che nei Comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, Poste Italiane S.p.A. si impegni a:
- mettere a disposizione in tutti i Comuni la connessione WI-FI gratuita presso almeno un ufficio postale;
- proseguire il piano di installazione degli ATM presso gli uffici postali dei Comuni che ne facciano richiesta, secondo un piano operativo che sarà costantemente aggiornato;
- offrire, alle amministrazioni che ne facciano richiesta, il servizio di tesoreria nel rispetto delle norme vigenti in materia;
- presentare un piano di interventi strutturali finalizzato ad una sostanziale riduzione e, ove possibile, al completo superamento delle barriere architettoniche negli uffici postali;
- assicurare, attraverso la corretta installazione di impianti di videosorveglianza, la messa in sicurezza delle persone, dei lavoratori e dei beni negli uffici postali.
Poste Italiane, senza oneri per lo Stato, nel corso dei negoziati su sollecitazione del MISE si è inoltre impegnata a realizzare:
- un incubatore di start up per il settore della logistica in modo da irrobustire le politiche di Open Innovation da tempo avviate dall’operatore postale;
- a modernizzare le cassette di impostazione in una logica IoT dotandole di sensori in grado di misurare gli invii e rendere per tal più efficiente il servizio di spedizione;
- ad installare a domicilio dei destinatari che lo consentano apparati (cd. locker) per semplificare le attività di consegna e spedizione di posta e pacchi.
- Sempre in tema di mercato postale ed in conclusione del mio intervento, ricordo che con l’emanazione nel luglio 2018 del “Disciplinare delle procedure per il rilascio dei titoli abilitativi per l’offerta al pubblico dei servizi postali di notificazione di atti giudiziari e di violazioni al codice della strada”, sono diventate operative le norme volte al superamento della storica riserva che Poste Italiane S.p.a. gestiva in monopolio.
Nel corso del 2019, sono state rilasciate ad operatori postali privati 10 licenze individuali speciali per svolgere tale servizi. Nell’azione del Ministero intendo proseguire nel processo di progressiva liberalizzazione in atto dei servizi postali ed in relazione alle criticità riscontrate nell’assolvimento agli obblighi formativi prescritti dal regolamento di AGCOM e nella successiva disciplina applicativa definita dal competente Ministero della Giustizia, recentemente anche oggetto di una specifica segnalazione a Parlamento e Governo da parte dell’Antitrust, in quanto considerate un ostacolo all’apertura del mercato, sarà mia cura promuovere l’attivazione di tavolo interministeriale allargato alla partecipazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.”